Data pubblicazione: martedì 9 marzo 2004
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MATERIALE PASTORALE - MEDITAZIONI
SAN GIOVANNI, L’AMICO DI GESU’CRISTO
Si può dire di essere amico di qualcuno quando si è amato da lui, e lo si ama. Si può dire che si è amato quando si partecipa a tutti i suoi beni; si può dire che lo si ama, quando si partecipa a tutti i suoi mali. Volete sapere se vi ama? Giudicatelo da quanto vi fa partecipare dei suoi beni. Volete fargli vedere che lo amate? Se ne può giudicare da quanto partecipate alle sue disgrazie. L’amicizia, dice Isidoro, non è altro che un’eco di due Volontà e due amori che si rispondono scambievolmente. Partendo dalle parole: Mulier, ecce Filius tuus, alcuni autori assicurano che san Giovanni è veramente ed effettivamente figlio di Maria, e che questa figliolanza non è meno reale, e che non lega meno san Giovanni a Maria che se originasse da una vera generazione. Dicono che fu reso figlio di Maria dalla parole di Gesù Cristo, un po’ come il mondo fu creato dal nulla dal Verbo eterno. Ricorrono anche al confronto con le parole sacramentali, affermando che, come il pane fu il corpo del Salvatore appena pronunciate le parole: << Questo è il mio Corpo>>, così Maria, in maniera speciale e reale, divenne la madre di Giovanni appena Gesù disse: Fili, ecce mater tua. Se così dicendo sono stato piuttosto sottile, non si può negare che quelle parole siano state in Gesù Cristo l’espressione di un’amicizia molto tenera a abbiano suscitato in Maria un amore molto ardente e sincero verso san Giovanni. Cosicché visibilmente ella, a parte il suo unico figlio, non ha mai tanto amato nessuno quanto san Giovanni, perché era un comando, e con esso Gesù Cristo manifestava la sua preferenza. E la Santa Vergine, il cui cuore seguiva tutti i movimenti del cuore di Gesù, non poteva mancare di adeguarsi a quella preferenza. Ma per giudicare l’effetto di quelle parole, basta Penetrarne bene il senso. Raffiguratevi dunque, il più amabile tra gli uomini sul punto di spirare, e di lasciare la migliore delle madri nell’afflizione più mortale che mai una madre abbia provato. In una situazione tanto triste quel figlio unico, voltandosi verso sua madre, le dice: Madre, bisogna ormai che vi lasci; è una consegna che non posso più rinviare; mi resta da vivere un solo momento. Mi perderete, mia buona madre; ma ecco il mio migliore amico, nel quale io vivrò ancora dopo la morte. Se mi amate, lo amerete come avete amato me; è l’unica cosa che morendo vi chiedo: Mulier, ecce filius tuus. E’ un altro me stesso; desidero che voi gli facciate da madre. Vi do l’una all’altro, come pegno dell’amore che ho per tutti e due.Madre mia, non potrei testimoniarvi il mio amore meglio che lasciandovi il mio buon amico; figlio mio, ti do la mia buona madre come ultimo pegno della mia amicizia. Siate l’un per l’altra ciò che siete stati per me e ciò che io sono stato per voi. A quale more reciproco questa raccomandazione non impegna le due persone! Che tenerezza per un figlio ricevuto dalle mani di Gesù Cristo! Che stima per una virtù che aveva meritato tutta la stima di suo Figlio! Che credito di san Giovanni! Che fiducia! Che familiarità, ecc. Dicendo: Ecce filius tuus, non solo Gesù Cristo diede san Giovanni a sua madre, ma diede in qualche modo se stesso a san Giovanni. Mi troverete in Giovanni, perché gli lascio il mio cuore, la mia anima, le mie virtù, ecc. Non c’è niente di tanto dolce, ma anche niente di tanto raro, quanto la vera amicizia. Il titolo di favorito non è affatto tanto onorifico per san Giovanni quanto quello di amico. Insieme sono la ragione e al simpatia che fanno scegliere un amico; è la simpatia, e quale volta la passione, dico la passione cieca, che fa scegliere un favorito. Non abbiamo troppo amor proprio per abbondare in Amicizia. Le persone del mondo commerciano con l’amicizia; la mettono tra i beni utili e la considerano come i loro terreni e il loro denaro. Noi troviamo in Gesù Cristo tutti i tesori della scienza Di Dio, tutta la beatitudine di Dio; ci troviamo la stessa divinità: ecco i beni. Ma in più la povertà, l’umiliazione e il dolore , che ha fatto partecipare san Giovanni ai primi; san Giovanni ha preso parte ai secondi. Con la beatitudine di cui godette sul Tabor, nell’isola di Patmos l’ha reso impassibile nella caldaia, e immortale, si dice, nel Paradiso terrestre. Ma io lo vedo ancora più felice sul petto di Gesù Cristo. Un uomo che non teme Dio non potrebbe essere buon 0amico; bisogna scegliere un uomo che, se cessasse vostro amico; dalla carità cristiana sia trattenuto dal dichiararsi vostro nemico. Se siete buono, diventerete cattivo con un amico corrotto; e, se siete già guasto, un uomo onesto v’impedirà di diventare ancora più corrotto. In ogni caso, se temete di diventare migliore, egli non ci forzerà. Abbiate un amico che vi consoli cristianamente, che vi aiuti a sedare le vostre passioni, che vi faccia approfittare delle vostre disgrazie, in compagnia del quale diventiate sempre più saggio. Le amicizie legate nella dissolutezza e nella corruzione non durano; sono soggette a mille rotture, a mille esplosioni ridicole, a mille litigi sanguinosi. Pochi gustandola dolcezza dell’amicizia, perché si parteggia per amici che non ne sono capaci, presi dalle passioni, pieni di desideri vani e ardenti, legati ai loro sentimenti e ai loro interessi, in cerca unicamente della gloria e della reputazione, pronti a sacrificare tutto al minimo interesse: o della vanità, o dell’avarizia. Ma dove trovare persone che abbiano tutte quelle qualità? O Gesù, voi siete il solo e vero amico. Voi prendete Parte a tutti i miei mali, ne assumete il peso, conoscete il segreto di trasformarmeli in bene, mi ascoltate con bontà quando vi racconto le mie tristezze, e non mancate mai di lenirle. Vi trovo sempre e dappertutto; non vi allontanate mai; se sono obbligato a cambiare domicilio, non smetto di trovarvi dove vado; non vi stancate mai di ascoltarmi; non cessate mai di farmi il bene. Sono sicuro di essere amato se vi amo. Non sapete che fare dei miei beni, e non v’impoverite dandomi i vostri. Per quanto meschino io possa essere, uno più nobile, più intelligente, e perfino più santo, non mi toglierà la vostra amicizia. E la morte, che ci strappa da tutti gli altri amici, mi deve riunire a voi. Tutti i guai dell’età e della fortuna non possano separarmi da voi; al contrario, non vi godrò mai più pienamente, non mi sarete mai più vicino di quando tutto sarà contro di me. Voi sopportate i miei difetti con una pazienza ammirevole; le stesse mie infedeltà, le ingratitudini, non vi feriscono mai tanto da impedirvi di ritornare, se io lo voglio. San Girolamo: Amicus diu quaeritur, vix invenitur, difficile servatur. Questo terzo asserto è vero soltanto perché non abbiamo buoni amici; quegli amici fragili, che si offendono per un non nulla, e che esigono un’assiduità e una regolarità gravosa, per quante altre qualità possano avere,sono persone che amano molto se stesse, e che non hanno vera amicizia. Ma Gesù Cristo si trova facilmente e dappertutto, ed è facile serbarlo.
Claudio De La Colombiere s.j., Santo
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