Data pubblicazione: martedì 20 settembre 2005
|
|
MATERIALE PASTORALE - ARTICOLI
LE DODICI PROMESSE DEL SACRO CUORE DI GESÙ
LE DODICI PROMESSE DEL SACRO CUORE DI GESÙ A SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE
La fiducia nella fedeltà del Cuore del Redentore Breve Prologo
Ho già scritto in passato qualcosa sulle Promesse del Sacro Cuore di Gesù. Penso sia bene riprendere questa grande rivelazione, in modo sistematico, in articoli successivi per approfondirne il significato e dunque trarne un beneficio spirituale, secondo le stesse intenzioni del Divino Maestro. Infatti le Promesse che il Sacro Cuore di Gesù diede a Santa Margherita Maria Alacoque contengono una perenne attualità e vitalità spirituale che entra a far parte nel sapiente svolgimento del mistero della salvezza voluto da Dio per tutti gli uomini di tutti i tempi.
Premessa
L’apostolo Giovanni così scrive nel dialogo di Gesù con Nicodemo: “Dio …ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16;). Il Padre ha mandato il Figlio nel mondo affinché l’umanità di Cristo potesse ricambiare con un cuore di carne, ricolmato dalla grazia, il Suo Amore Divino. Da allora in poi ogni uomo, unito nello Spirito Santo, al Cuore di Cristo, ha avuto il dono di poter ricambiare con infinita riconoscenza l’Amore del Padre e così partecipare fin d’ora alla vita eterna: “Chi non ama (infatti) non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore… Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte” (1Gv 4, 8; 3, 14;). Il Mistero dell’Amore, dunque, è ciò che sostanzia e che rimane inalterato fino alle fine dei tempi nella rivelazione del Sacro Cuore di Gesù con le relative Promesse, Amore già rivelato fin dalle origini del mondo dalla stessa scrittura e portato a compimento con l’avvento di Cristo . L’Haurietis Aquas di Pio XII mette bene in risalto al capitolo II questa circolarità di amore tra Dio Padre e l’umanità per mezzo del Cuore umano–divino di Gesù: “Il mistero della divina redenzione è primariamente e naturalmente un mistero damore: un mistero, cioè, di amore giusto da parte di Cristo verso il Padre celeste, cui il sacrificio della croce, offerto con animo amante e obbediente, presenta una soddisfazione sovrabbondante e infinita per le colpe del genere umano... E inoltre mistero di amore misericordioso dellaugusta Trinità e del Redentore divino verso lintera umanità, poiché essendo questa del tutto incapace di offrire a Dio una soddisfazione degna per i propri delitti …,Cristo, mediante le inscrutabili ricchezze di meriti che si acquistò con leffusione del suo preziosissimo sangue, poté ristabilire quel patto di amicizia tra Dio e gli uomini che era stato una prima volta violato nel paradiso terrestre per la miserevole caduta di Adamo e poi innumerevoli volte per linfedeltà del popolo eletto”. Il Cuore di Gesù, pertanto, infonde nel nostro cuore una infinita fiducia e un pieno abbandono all’Amore giusto e misericordioso di Dio che non condanna l’uomo alla conseguente dannazione eterna, causa del peccato originale e attuale, ma nell’imperscrutabile disegno della sua misericordia lo chiama alla comunione con Se (Cf. DV), sommo ed eterno Mistero di Vita e di Amore.
1. Teologia della Promessa dall’Antico al Nuovo Testamento.
Ripercorriamo brevemente le grandi tappe che hanno segnato le origini della storia dell’umanità per giungere all’avvento del Redentore. Fin dall’Antico testamento vediamo che Dio si impegna con l’uomo promettendo il trionfo della verità sulla menzogna, dell’umiltà sulla superbia, della fedeltà sull’infedeltà, della vita sulla morte, dell’amore sull’odio. Questo, Dio volle significare dopo la caduta nel peccato dei Progenitori insidiati dal tentatore, quando maledisse il serpente e disse: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gn 3, 15;). Con infinita sapienza il Creatore realizzò il suo disegno di salvezza pienamente coerente alle sue promesse di amore e misericordia attraverso le intricate vicende dell’umanità fatte, come già scritto, molto spesso di peccato e di infedeltà da parte dell’uomo, tanto é che il Salmista nel Salmo 135 contemplando l’opera di Dio puntualmente realizzata con la dinamica della promessa-compimento, anche al di là di tutte le miserie umane, non trovo altre parole per esprimere i suoi sentimenti di riconoscenza dicendo per ben 27 volte: “…perché eterna è la sua misericordia”. Dio stesso affermerà più volte di essere un Dio fedele e misericordioso che ama il suo popolo e l’umanità ma che da essi richiede la fedeltà: “Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano, ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti (Dt 5, 9b-10). E l’uomo sa di poter sempre confidare in Dio, perché spesso ne ha sperimentato la vicinanza e la provvidenza. Così si esprime ancora il Salmista: “Nella tua misericordia ho confidato. Gioisca il mio cuore nella tua salvezza e canti al Signore, che mi ha beneficato” (Sal 12, 6). Ecco, dunque, la promessa a Noè dopo che il Creatore fu costretto a distruggere con il diluvio universale l’umanità totalmente depravata, Dio disse: “Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dellalleanza tra me e la terra… Larco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare lalleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra” (Gn 9, 3; 16). Tale promessa si perfezionerà per mezzo di Abramo, l’uomo dalla fede pronta, indefettibile e risoluta, al quale il Signore affermo: “Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare…Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce” (Gn 22,16-18;). Sulla scia di Abramo si inserirà Mosé, l’uomo che parlava a faccia a faccia con Dio e che camminava come se vedesse l’invisibile (Cf. Es.) e al quale Jhwh rivelerà il suo nome: “Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!»”. (Es 3, 14;), Nome che non esprime semplicemente l’essenza di Dio come Essere sussistente, ma in modo più esperenziale come il Dio dei Padri, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe (Cf. Gn; Es; Lv; ecc.), sempre vicino al suo popolo per soccorrerlo nel passato, nel presente e nel futuro. Tale esperienza potrà fare ancora Israele poiché Mosè sarà inviato al Suo popolo per liberarlo dalla schiavitù d’Egitto e condurlo nella Terra promessa dopo avergli consegnato le Tavole della Legge, ulteriore segno di eterna alleanza con Israele e con l’umanità: “Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dellEgitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele…” (Es 3, 7- 8;). La teologia della promessa, dunque, percorre tutto l’Antico Testamento, passando per i libri profetici e sapienziali, con la tentazione a volte di essere ristretta solo al popolo dell’antica alleanza, mentre al contrario troviamo già nell’Antico Testamento da Adamo ad Abramo, da Mosé a Davide ecc., la volontà di Dio di essere il Salvatore di Tutti i popoli, pur rimanendo Israele il Popolo eletto: ”Ed ecco la benedizione con la quale Mosè, uomo di Dio, benedisse gli Israeliti prima di morire. Egli disse: «Il Signore è venuto dal Sinai, è spuntato per loro dal Seir; è apparso dal monte Paran, è arrivato a Mèriba di Kades, dal suo meridione fino alle pendici. Certo egli ama i popoli; tutti i suoi santi sono nelle tue mani, mentre essi, accampati ai tuoi piedi, ricevono le tue parole” (Dt 33, 1-3). Il Salmo messianico 71 esprime con chiarezza questa volontà di Dio di realizzare le Sue promesse non soltanto nei riguardi del Popolo eletto ma per tutte le nazioni della terra: “Il suo nome duri in eterno, davanti al sole persista il suo nome. In lui saranno benedette tutte le stirpi della terra e tutti i popoli lo diranno beato. Benedetto il Signore, Dio di Israele, egli solo compie prodigi. E benedetto il suo nome glorioso per sempre, della sua gloria sia piena tutta la terra. Amen, amen” (Sal 71, 17-19). Questo disegno sapiente e misericordioso di Dio giungerà al suo pieno compimento nel Nuovo testamento con la manifestazione del Figlio unigenito di Dio, Gesù Cristo, Salvatore dell’intero genere umano. Ecco il grande annuncio nel Libro degli Atti fatto dall’ Apostolo Paolo ai Giudei: “…secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù …Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non lhanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti... Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti... E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio lha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù…” (At 13, 23. 27. 32-33;). Sempre nel Libro degli Atti l’Apostolo Pietro affermerà, appunto, che la promessa di Dio fatta ai Padri non è solo per il popolo d’Israele, ma per tutti i popoli: “Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. Questa è la parola che egli ha inviato ai figli dIsraele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti “(At. 10, 34-36).
Sac. Pietro Cutuli
|