Data pubblicazione: martedì 21 maggio 2002
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MATERIALE PASTORALE - ARTICOLI
LA PREGHIERA: RESPIRO DELL’ANIMA
“Perché dormite? Alzatevi e pregate per non entrare in tentazione”.(Lc 22,46)
Con questa espressione, Gesù, esorta con forza i discepoli alla necessità della preghiera intensa e assidua, in particolare nei momenti di grande difficoltà, come l’occasione del nostro passo: l’agonia nel Getsemani. Ma anche in tantissime altre occasioni il Maestro insegna che bisogna pregare sempre senza stancarsi (Lc 18,1-8).
La preghiera è definita dai Padri della Chiesa “il respiro dell’anima”. Come il corpo ha bisogno di respirare per continuare a vivere, così la nostra anima ha estrema necessità di preghiera per non morire asfissiata dalle esalazioni di morte che continuamente è costretta ad inspirare nel mondo. Il nostro spirito ha bisogno dell’ossigeno purissimo della preghiera orale, meditativa, e Dio volesse, contemplativa, per non essere schiacciato dalla materia, dalle passioni, dal proprio egoismo, dalla superbia, dalle tentazioni della carne, del demonio e del mondo.
Altra definizione di preghiera data da San Tommaso è: “Elevazione della mente in Dio”. L’uomo, come essere primariamente spirituale, per vivere secondo la propria natura deve guardare in alto all’Oriente che lo ha creato e generato. Sempre secondo San Tommaso, l’uomo è uno “spirito incarnato”, e come tale deve vivere essenzialmente di valori spirituali. Purtroppo il mondo attuale spesso rinnega questi valori, rivolgendo la propria attenzione sempre più verso il basso alla materialità dell’esistenza, alla sfrenatezza della vita che porta alla frantumazione interiore. Così si avverano amaramente per molti uomini e donne del nostro tempo le parole dure del libro dell’Apocalisse:
… ti si crede vivo e invece sei morto.
Svegliati e rinvigorisci ciò che rimane
e sta per morire…. (Ap 3,1b-2a)
Ecco perché l’appello forte e deciso di Gesù: Vegliate e pregate per non cadere in tentazione. La preghiera costante e profonda ci eleva dalla visione poveramente umana dell’esistenza; ci fa entrare nella mente di Dio, ma ancor più, ci fa attingere alle stesse sorgenti divine della Vita per vivere non solo in apparenza, ma realmente, secondo la nostra primordiale immagine e somiglianza di Dio: Amore-dono.
Quando le nostre preghiere diventano vera preghiera e com’è possibile pregare incessantemente senza stancarsi mai?
Tre sono le forme principali di preghiera: orale meditativa contemplativa.
La preghiera orale è quella più conosciuta dai fedeli. Essa è il primo gradino per chi si pone in un cammino spirituale. Si avvale in gran parte delle formule più conosciute insegnate dalla Parola di Dio e dalla Tradizione della Chiesa. Per pregare bene con tali formule bisogna recitarle lentamente, cercando di assaporarne tutta la densità spirituale, parola per parola. Fondamentale è l’abbandono all’azione interiore dello Spirito Santo quasi lasciandosi sospingere e trasportare, come fa una nave a vele spiegate che frange le onde e si apre un varco nell’acqua. Infatti il nostro mondo interiore è come un mare in continua agitazione dove si muovono desideri, pensieri, passioni che sono in contrasto fra di loro. La preghiera orale, se fatta bene, può portare molto in alto fino alla preghiera contemplativa e aiutarci ad unificare il nostro mondo interiore in modo da divenire sempre più padroni di noi stessi e capaci di un autentico contatto con Dio. Il Santo Rosario è l’esempio più bello di sintesi tra preghiera orale e contemplativa.
La preghiera meditativa si avvale del supporto della Parola di Dio come materia prima su cui lavorare spiritualmente per elevare la mente e il cuore a Dio. Essa si divide in quattro punti: lettura, meditazione, richiesta, contemplazione. Prima si legge un breve brano della Scrittura cercando di comprenderne il senso letterale; poi si confronta tale brano con altri passi della Scrittura per comprenderne il senso spirituale profondo lasciandosi provocare dai valori che esso propone e paragonando la propria vita in modo da prendere coscienza su ciò che non va; il passo successivo è la richiesta di perdono per le nostre mancanze e la luce e la forza per mettere in pratica quanto la Parola di Dio ci propone; infine ci si pone in una dimensione di pura passività cercando, con l’aiuto della grazia, di contemplare e gustare un anticipo della gioia racchiusa nei valori proposti che pian piano ci portano a gustare della Sorgente di tali valori che è Dio stesso.
L’ultima forma di preghiera cui tendono le prime due è quella contemplativa. Essa è l’apice d’ogni forma di preghiera. Per suo mezzo l’uomo si eleva dalla terra ed entra nel Cielo. Come il ferro posto nel fuoco si riscalda e s’infiamma, così l’uomo, posto dalla preghiera contemplativa in Dio si purifica e si divinizza, fino a giungere nella sua piena maturità ad essere una cosa sola con Lui. Questa forma di preghiera viene praticata da pochissimi perché richiede all’inizio un gran lavoro spirituale e una forte purificazione morale e ascetica, sia della sensibilità, che è il mezzo tramite cui si pecca, sia dello spirito, che è la sede primaria dove si genera il desiderio perverso del peccato. Abbiamo due forme di contemplazione. Alla prima possiamo giungere tutti tramite l’assiduità dell’esercizio. La seconda, cosiddetta infusa, è un dono che Dio concede liberamente a chi vuole, certamente, però, prediligendo chi lo ricerca con cuore più semplice e puro senza nessun altro fine che di amarlo con tutto se stesso.
La preghiera, allora, ha bisogno di momenti ben definiti durante l’arco della giornata, in particolare al mattino e alla sera, ma anche durante tutta la giornata c’è bisogno di richiamare alla mente e al cuore la presenza del Signore, della Santa Vergine, degli Angeli e dei Santi, nostri fedeli amici e protettori. Com’è possibile, dunque mettere in pratica il comandamento del Signore che dice di pregare incessantemente? Dice Sant’Agostino: Fin quando non si spegne il desiderio non viene meno la preghiera. E’ il desiderio che tiene accesa la preghiera. Dirà anche San Paolo: Tutto quello che fate, fatelo per il signore. Questo secondo l’insegnamento di Gesù: Dov’è il tuo tesoro, là sarà il tuo cuore (Mt 6,21). Se non è possibile essere sempre nel chiuso della propria stanza dove solo il Padre vede nel segreto, è possibile, però indirizzare sempre il desiderio del nostro cuore al Signore Gesù presente realmente nella creazione come Verbo eterno del Padre per mezzo del quale tutto è stato fatto; presente realmente in ogni uomo, come Figlio di Dio incarnato che riassume in se, in qualche modo, l’intera umanità; presente realmente dentro ogni cristiano, come Spirito vivificatore e santificatore, che con gemiti inesprimibili prega a nostro favore incessantemente il Padre; presente realmente e in modo particolare in ogni sofferente, come Signore crocifisso che ancora agonizza fin quando tutto non sia ricapitolato in se.
Più puro e ardente sarà il nostro desiderio di Dio, più vera ed efficace sarà la nostra preghiera. Il desiderio dunque ci apre all’infinito come anelito inesausto di superamento di se verso la Fonte ingenerata da cui prende origine il nostro essere e nella quale il nostro cuore trova riposo. Invochiamo dunque lo Spirito Santo affinché susciti in noi non solo momenti di preghiera autentica, ma un’esistenza orante che si lasci coinvolgere totalmente dall’abisso di Mistero che la circonda per inebriarsi fin da ora di “sovrumani appagamenti”.
Sac. Pietro Cutuli
Articolo apparso sulla rivista dell'Associazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime.
Sac. Pietro Cutuli
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