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Data pubblicazione: lunedì 3 maggio 2004  

MATERIALE PASTORALE - CATECHESI

E' necessario conoscere il fanciullo

-Cosa deve conoscere un maestro per insegnare il latino a un ragazzo?
-Il latino! Risponderebbe un tedesco.
-Il ragazzo! Rispose l'americano Stanley Hall.
E noi diciamo: deve conoscere l'uno e l'altro: il latino, ma anche il ragazzo.
E difatti: prima di seminare, il contadino non deve conoscere solo il seme, ma anche la qualità della terra cui affida il seme.
E un falegname deve conoscere le varie qualità di legno: mai adopererà il ciliegio, che è legno pregiato, per fare un manico di badile o un paio di zoccoli. Così il catechista: deve conoscere il fanciullo.
-E' un grosso sbaglio quello di credere il fanciullo in tutto simile all'adulto, ma solo più piccolo, più ignorante, più inesperto.
Guardate un fanciullo col cannocchiale: apparirà grande come un uomo; vedrete però che cammina, salta, ride in maniera del tutto diversa da un uomo adulto. Il fanciullo non impara come impariamo noi: non può sempre fare quel che noi facciamo: una cosa che a noi piace molto, a lui non va affatto e viceversa.
Occorre conoscerlo, sapere quali sono i suoi gusti, le sue possibilità per poterlo lavorare con intelligenza, adattargli i nostri insegnamenti e sollecitare la sua collaborazione.
-Un pescatore cui piacevano molto le fragole, andato al fiume, mise sull'amo un bel fragolone, dicendo:
-Piace a me, piacerà anche ai pesci! - Ai pesci non piacevano i fragoloni, ma i vermicciuoli che, invece, il pescatore non voleva neppur toccare.
E così avvenne che i pesci tirarono diritto e il pescatore restò a bocca asciutta.
Mettete al posto del pescatore il catechista, al posto dei pesci i fanciulli, e avrete un'idea di quel che succede quando il catechista non si preoccupa di conoscere i gusti dei suoi alunni per adattarsi a loro.
-E bisogna conoscere i fanciulli non solo in generale, ma uno per uno perchè tra loro non ce ne sono mai due perfettamente eguali.
E' stato detto: "Ogni fanciullo è un inedito, una parola di Dio che non si ripete mai".
Bisogna aggiungere: ogni fanciullo ha anche edizioni diverse di se stesso, e perciò non lo si è mai conosciuto abbastanza e non si finisce mai di studiarlo.
-Come vive un piccolo di pochi mesi? Si nutre, piange, e quasi tutto il resto del tempo lo impiega a dormire. Si dorme per stanchezza, per fatica.
Cosa ha fatto, dunque, questo piccolo, per essere sempre stanco? Una cosa semplice: sta crescendo, sviluppandosi. E questo lo stanca.
E quando sarà diventato un fanciullo, la fatica sarà maggiore, perchè al crescere s'aggiungeranno salti e sgambetti senza fine.
Il catechista deve tener presente che il fanciullo non ha solo un anima, ma anche un corpo che continuamente sta stancandosi, per capire e compatire certi atteggiamenti dei fanciulli, per non affaticarli troppo o troppo a lungo, per non pretendere da loro quello che non possono dare.
-Rosseau ha scritto: il fanciullo è buono, un angelo. Lutero prima di lui aveva detto: il fanciullo è una bestia.
Più giusto, Lamartine scrisse: E' un angelo caduto dal cielo. Un angelo, ma con le ali fracassate; volerà in alto, verso il bene, ma con fatica, dopo che qualcuno lo avrà aiutato a mettersi a posto; ha buone doti da sviluppare, ma anche cattive inclinazioni, su cui dobbiamo tener gli occhi aperti.
-E se il fanciullo è battezzato, oltre il corpo e l'anima, c'è in lui un'altra realtà da tener presente: la grazia depositata nell'anima dal battesimo con le virtù della fede, della speranza e della carità.
Tutte cose che non vediamo, ma che esistono ed aiutano dal di dentro l'opera del catechista.
Qualcuno dice: - I piccoli non possono capire certe formule, certi concetti.
Si risponde: - Da soli, con i soli metodi naturali, no; ma con l'aiuto della grazia e della fede, con la pedagogia soprannaturale, si.
-Concludendo: Conoscere il fanciullo è nacessario; e lo si deve conoscere non solo in generale, ma uno per uno; badando non solo all'anima, ma anche al corpo; non solo agli elementi visibili, ma anche a quelli invisibili, soprannaturali.

Giovanni Paolo I, Papa

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"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
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