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Data pubblicazione: venerdì 30 aprile 2004  

MATERIALE PASTORALE - CATECHESI

Le Doti del catechista

Dipende soprattutto dal catechista che la sua missione riesca o no. San Filippo Neri e San Giovanni Bosco catechizzavano i ragazzi in qualche angolo di sacrestia, perfino sulla strada, senza lusso di ambienti, senza mezzi, eppure incantavano come maghi e trasformavano. Avevano quel che occorre più di tutto:
-doti religiose che fanno il cristiano;
-doti morali che fanno l'uomo;
doti professionali, o del mestiere, che fanno il maestro;
doti esterne che non fanno niente di nuovo, e non sono indispensabili, ma danno pieno risalto alle doti precedenti e permettono al catechista di brillare davanti ai ragazzi nella luce completa di cristiano, uomo e maestro.
a)Doti religiose
-Buona condotta. E' una dote capitale. I fanciulli leggono più sul catechista che sul catechismo; imparano più dalla condotta che dalle parole, più con gli occhi che con le orecchie. Sono come le spugne: assorbono soprattutto quello che vedono. E vedono molto: hanno antenne finissime per captare tutto quello che il catechista è interiormente. Se il catechista non è buono, la sua voce esterna può dire quello che vuole, ma cento altre voci escono da lui a smentire ciò che le labbra pronunciano.
Non si riesce a insinuare nei fanciulli la dolcezza, il perdono, quando lunghi pensieri di astio o di vendetta hanno dato una piega dura al nostro volto.
Non si porta alla purezza con le belle parole, quando brutte abitudini o pensieri cattivi oscurano la nostra anima.
Il catechista non può dare ciò che non possiede: anzi, egli non insegna nemmeno ciò che ha, o ciò che non sà, ma ciò che è.
-Pietà. Dio ha riservato a sè solo di produrre nelle anime la vita soprannaturale, ossia la grazia e le virtù. Il catechista è soltanto uno strumento di cui Dio si serve: se resta unito a Dio, vivendo in stato di grazia, farà del bene ai fanciulli; staccato da Dio, col peccato mortale, la sua opera sarà sterile.
E' come la lampadina elettrica: unita alla corrente, fa chiaro; staccata dalla corrente, lascia all'oscuro.
Ci sono stati dei catechisti che, privi di doti esteriori, scarsi di ingegno e di cultura, hanno tuttavia ottenuto frutti meravigliosi. Avevano una pietà profonda che conquistava i fanciulli più che tutta l'eloquenza di questo mondo.
Catechisti che non solo insegnavano Dio, ma lo mostravano e facevano sentire, come il Curato d'Ars, del quale si disse: Andiamo a vedere una trasparenza di Dio!
Non si concepisce un catechista senza vera pietà.
Come può far amare il Signore se egli, per primo, non l'ama? Come insegnerà a pregare, a frequentare i sacramenti, se non ha gusto per la preghiera, per le funzioni, se non fa bene le genuflessioni, il segno di croce ecc.? E la pietà non è una maschera che si mette e si leva: è un profumo che esce da un'anima desiderosa di piacere a Dio e che i fanciulli riconoscono con una facilità straordinaria. SE i fanciulli si sentono amati, spalancano la porta del loro cuore, si fidano, ascoltano, si lasciano persuadere e operano.
-Convinzione profonda. Il catechista deve essere un entusiasta, un convinto.
Convinto che la sua missione è una cosa grande, che le cose che insegna sono vere, che i fanciulli miglioreranno. Queste convinzioni daranno anima, ali al suo apostolato; con esse egli diventerà un artista del catechismo, senza di esse resterà manovale del catechismo, incapace di edificare e trascinare.
Due alpinisti scalano una roccia: il primo, perchè è di moda; il secondo, per passione.
Sentiteli al ritorno:"Cosa ho veduto?- dice il primo.- Oh! nulla di speciale: quattro corde, quattro alberi, dei torrenti, dei prati, un cantoncino di cielo e nient'altro!". E sbadiglia.
Dice il secondo:"Cosa ho veduto? Non lo dimenticherò mai più! Rocce,poi ancora rocce, e prati e torrenti e azzurro e sole e cose meravigliose!". E mentre parla pare che tali meraviglie gli ridano ancora nello sguardo e nell'anima.
Quei due dicono la stessa cosa, ma è il modo di dire, diverso. Il primo non invoglia nessuno a tentare una scalata; il secondo invece con il suo entusiasmoaccenderà la passione della montagna e guiderà proseliti a nuove vette.
Così il catechista: non basta che dica, ma, dicendo, deve invogliare, appassionare e trascinare.
b)Doti Morali
-Amare i fanciulli. Lacordaire ha scritto:"Dio volle che nessun bene si facesse agli uomini fuor che amandoli". Ed è vero. Se non si sentono amati, restano diffidenti, fanno per forza, o non fanno affatto.
Il catechista stesso, se non vuol bene ai fanciulli, non troverà mai la forza di superare gli insuccessi, le noie, le ingratitudini inerenti al suo ufficio; tanto meno sarà capace di aver fiducia in loro, di compatirli, e di aver pazienza.
-Pazienza. Perchè la pazienzam è necessaria al catechista. "Con i fanciulli- dice San Francesco di Sales - occorre: un bicchierino di sapienza, un barile di prudenza ed un mare di pazienza". Quando invece un maestro è capace, virtuoso, il popolo senz'altro esclama:"Quanta pazienza!".
-Senso della Giustizia. Il fanciullo non sopporta le parzialità e le ingiustizie e, quando le vede o crede di vederle, soffre, si allontana chiudendosi in se stesso.
In questa materia, cose che per noi sono sciocchezze, per il fanciullo acquistano una importanza straordinaria. Bisogna badare di evitarle, cercando di trattare tutti alla stessa maniera, guardandosi da simpatie verso i più ricchi, i più intelligenti, i meglio vestiti, ecc. Se qualche preferenza si può avere e mostrare è verso i più poveri, i più ignoranti, i deficienti.
-Rispetto della verità. Anche alla verità i fanciulli sono sensibilissimi. Essi hanno una grande fiducia nel catechista. Questi pertanto non deve mai permettersi, neppure per scherzo, di dire cose non vere o di parlare con sottintesi e doppi sensi.
Non sarà mai troppa, a questo riguardo, la prudenza e la cura di non perdere davanti al fanciullo il prestigio di essere uomini di parola. Per esempio, si stia attenti quando si racconta, a non cambiare i particolari.
Il fanciullo, che ha memoria fedele soprattutto per i particolariconcreti, resta male se, nella seconda volta, li trova diversi dalla prima; nel suo animo sorge il dubbio, che poi passa con tutta facilità dai dettagli insignificanti alla sostanza e alle verità insegnate.
c) Doti professionali
- Sapere. Per insegnare bisogna sapere: per insegnare uno, bisogna sapere dieci; per insegnare bene, bisogna sapere benissimo.
Ed ecco una scala:chi sa benissimo, insegna bene; chi sa bene, insegna discretamente; chi sa appena passabilmente, insegna male.
Alle scuole elementari una maestra non insegna molte cose ed esse sono più facili che le verità del catechismo, eppure si pretende da lei che studi almeno tredici anni, che superi difficili esami.
Si dice:Oh! si tratta poi di ragazzi!
Tanto più è necessario sapere ed avere idee chiare e precise. Se no, non si può parlare con linguaggio facile e semplice.
Ecco cosa succede quando il catechista sa poco; nelle teste dei fanciulli entrano errori, dubbi e confusioni;
-il catechista parla e va avanti senza disinvoltura, senza brio e fiducia in sè:- i ragazzi si accorgono della sua poca scienza, e addio prestigio di maestro!
-Saper insegnare. Non è lo stesso che "sapere".
Altro è avere le idee nella testa propria e altro farle passare nella testa degli altri.
E ci sono degli oratori, bravissimi a parlare ai grandi, che non riescono a fare stare attenti i piccoli.
E ci sono dei maestri capaci di insegnare bene ai fanciulli storia e geografia, ma non sono capaci di insegnare il catechismo.
Una catechista quindi non solo deve sapere o avere la scienza; ma deve avere l'abilità di comunicare ai piccoli la sua scienza con la didattica, anzi con la didattica catechistica.
-Per arrivare al possesso di queste abilità, sono utilissimi:
Il senso di adattamento, cioè, il saper proporzionare ciò che si dice a chi ci ascolta. Si parla in maniera diversa ai bambini di età diversa; e, se i bambini hanno la stessa età, in una maniera ai meno intelligenti e in un'altra ai più intelligenti. Si cerca di dire sempre cose facili e di dire in modo facile le cose difficili. Si devono sempre presentare le cose sotto un aspetto simpatico che piaccia ai fanciulli e le faccia amare.
La chiarezza: idee poche, ma colorite e incisive; meglio poco e bene che tanto e confuso; parole facili, che i fanciulli già conoscono e capiscono, concrete e, se possibile, accompagnate da immagini. Non si dirà: "La sapienza divina" ma, "Dio che è tanto bravo". Non si dirà: "Pierino si vergognò", ma "Pierino è diventato tutto rosso per la vergogna". Meglio ancora:"Pierino, per la vergogna è diventato rosso come un galletto".
Il saper raccontare: è una delle migliori risorse per riuscire con ragazzi, che sono desiderosi di racconti e bevono avidamente le storie narrate con garbo ed ampiezza.
d)Doti esterne
-Il fanciullo è un caricaturista terribile: un minimo di ridicolo che ci sia nel catechista, lo scopre subito.
Ma tutto ciò che è bravura vera, armonia, grazia, conquista e incanta il fanciullo.
Basta poco per farsi beffeggiare da lui e basta poco per suscitare il suo entusiasmo.
Per questo bisogna che il catechista sorvegli e controlli il suo esterno.
-Stia attento all'espressione del volto. I fanciulli la osservano, vi leggono i pensieri che la parola non è stata capace di dire, ma soprattutto i sentimenti che il catechista nutre per loro.
Niente, quindi, sguardo truce. Niente tristezza esagerata. Il fanciullo la prende per cattiveria. Se abbiamo dei crucci, dei malanni, non facciamoli vedere agli alunni; e se fuori piove o tuona, il nostro viso sia egualmente sereno, tranquillo, in modo che i fanciulli dicano: il catechista è contento di essere con noi, egli è buono, ci vuole bene.
-Sorvegli lo sguardo. Ai fanciulli parla più l'occhio che la bocca del catechista: nell'occhio essi vedono le sfumature della parola. Dall'altra parte, è con l'occhio che il catechista li domina e fa sentire che li vuol dominare. Un occhio vigile, penetrante, acuto impressiona o soggioga i fanciulli.
_Sorvegli il gesto. Un gesto naturale, sobrio rende più vivace ed attraente la parola, soprattutto coi piccoli, che sono abituati a supplire i vocaboli che mancano con la vivacissima mimica, mettendo in moto occhi, mani, persona, tono di voce, testa, tutto. Ma il gesto meccanico e goffo ci rende ridicoli e distrae.
-Merita una cura speciale la voce. Il minimo che si domanda è di articolare bene le parole, senza precipitare, senza mangiar sillabe, senza ingarbugliarsi. Non gridare, assordando, ma neanche parlare troppo basso o fra i denti in maniera che i ragazzi non capiscano o facciano fatica a capire.
Cominciando, si parla piuttosto piano per attirarae l'attenzione; si prosegue facendo degli alto e dei basso, dei piano e dei forte, rallentando in certi momenti e accelerando in altri.
Chi ha un bel timbro di voce, ne approfitti. Un bel timbro, manifestando entusiasmo o pietà, può rendere seducenti anche le cose più comuni.
Se il catechista ha qualche intercalare, ossia una parola o frase che ripete con predilezione ogni tanto,si sorvegli, altrimenti lo sorvegliano gli alunni che alla fine della lezione avranno contato 50o 60 "Insomma" o "non è vero" o altre simili perluzze.
-Il portamento esterno ha pure la sua importanza. L'eleganza, esagerata, il profumo, la cipria, il rossetto della catechista farebbero ridere i fanciulli, ma la trascuratezza, la sciatteria li impressionerebbero male.
Andando a far catechismo si va a fare una cosa grande: il vestito sia conveniente, la capigliatura composta, non manchino la proprietà e il decoro. Lo meritano il catechismo e anche i ragazzi.
-E finalmente, se il catechista possiede delle abilità che impressionano favorevolmente il ragazzo, non le nasconda, ma le usi a favore dell'insegnamento.
Il fatto che egli è un bravo portiere, manda in visibilio gli alunni? E faccia il portiere nelle partite, perchè i fanciulli attaccano spesso la loro stima proprio a queste bravure. La catechista ha una bella voce, fa dei bei disegni? Esterni talvolta queste qualità, non per mettersi in mostra, ma per far del bene.

Giovanni Paolo I, Papa

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Giovanni Paolo II

"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
Messaggio nel centenario della consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù


Parole di Gesù Divina Misericordia a
Santa Faustina Kowalska
Oggi penetra nello spirito della Mia povertà ed organizza tutto, in modo che i più poveri non abbiano nulla da invidiarti. Non nei grandi palazzi e negli splendidi arredamenti, ma in un cuore puro e umile trovo la Mia compiacenza.
 


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