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Data pubblicazione: giovedì 27 febbraio 2003  

RUBRICHE - VIVERE INSIEME

Persona e comunità

Secondo J. Maritain, sono state varie le cause del fallimento delle democrazie moderne. Ne indichiamo alcune:
1. I nemici della democrazia non hanno mai deposto le armi
2. incapacità da parte delle democrazie di giungere a compimento nell’ordine sociale
3. sradicamento delle democrazie dall’ispirazione evangelica

Oggi, la crisi delle democrazie contemporanee ha ancora origine in cause analoghe:
1. I nemici della democrazia esistono ancora
2. scollamento tra società ed istituzioni
3. centralizzazione statale
4. burocrazie spersonalizzanti
5. partitocrazia
6. progresso tecnologico non corrisponde ad un proporzionato progresso sociale
7. ingiustizie sociali
8. complessificazione dei soggetti sociali
9. crollo degli ideali e dei valori, complice una cultura retta dal “pensiero debole”

La cultura post-moderna mostra i suoi effetti negativi in:
1. oblio dell’essere e immanentizzazione del suo fondamento
2. strumentalizzazione e ideologizzazione della ragione
3. visioni frammentarie del reale , indifferenza nei confronti dei valori e perdita del senso della vita
4. individualismo atomistico
5. pragmatismo consumista
6. conformismo dissacrante
7. scientismo tecnocratico
8. antropologie depotenziate funzionali solo a società formalizzate dall’informatica e dei nuovi mass-media

Per rivitalizzare le democrazie moderne non si può prescindere da:
1. recupero di una ragione plenaria
2. aperta al reale in tutte le sue dimensioni
3. comprese quelle metafisiche
4. sia di un’etica oggettiva che soggettiva
Si rende necessario ripristinare forti “legamenti” o vincoli sociali, non poggianti su un contratto, e l’urgenza della ripresa del “vivente senso critico dei cittadini”, immettendo nel vivere sociale una visione più completa dell’uomo ed una forte tensione etica.

La lezione del personalismo comunitario che propone un umanesimo plenario, come matrice di una nuova civiltà ricca degli apporti del cristianesimo, sembra ancora attuale, se non altro nelle istanze di fondo e nella sua importanza “realista”, rispetto al compito di rendere più compiuta l’attuale democrazia e la riforma dello Stato del benessere .

2. DALL’IN SÉ, ATTRAVERSO IL PER SÉ, PER GIUNGERE AL PER ALTRI: CARATTERI DELLA SOCIALITA’

Il "per altri" è una tensione costitutiva, una dimensione dell'uomo che si radica allo stesso livello dell'essere in sè e per sè. La dimensione è una qualità d'essere, una caratteristica metafisica della realtà (non è un'accidente), è una dinamicità che spinge all'operatività.
Il "per altri" quando si esprime dinamicamente diventa socialità, caratteristica questa che è alla base dei rapporti tra gli uomini.
La socialità di esprime a tre livelli:
- nell'ambito della ---> società dove l'essere è come ---> co-essere;
- nell'ambito della ---> comunità dove l'essere è come ---> pro-essere;
- nell'ambito della ---> comunione dove l'essere è come ---> in-essere.
La società è la sociabilità che investe la storia dando luogo ad un co-essere;
La comunità è la società che spinge verso il pro-essere (vivere per l'altro);
La comunione è la comunità che tende a qualcosa di più profondo (essere nell'altro, portare l'altro nella propria vita interiore scegliendolo come contro della nostra vita interiore: questo è il massimo della libertà).
Queste sono enucleazioni davanti alla coscienza nelle quali si accorda la metafisica e la fenomenologia; il per altri come dimensione costitutiva dell'ego, dipende dalla concezione dell'ego stesso (se l'ego è concepito come realtà chiusa, il per altri sarà mortificato...).
La socialità quindi è costitutiva dell'uomo (zwn politikon) perché l'uomo non è autarchico (autosufficiente, visto come inizio e fine di tutto) ma è autonomo (capace di proiettare la libertà interiore che si estrinseca come capacità di liberazione sociale ed economica), e proprio perché autonomo può promuovere la società (gli autarchici infatti non sanno rapportarsi in modo articolato).
Vediamo ora i quattro caratteri della socialità.
2.1. COSTITUTIVITÀ

Costitutivamente l'uomo è sociale perché essendo in continuo autotrascendimento è in un continuo esodo da se stesso tendendo verso l'altro da sè (esistenza è una ex-sistentia, un esodo ulteriore da sè).La socialità è l'esigenza dell'oblatività perché all'uomo non basta esserci, ha bisogno di "essere per": il bisogno di comunione, è un dato fenomenologico.
Inoltre la socialità è un bisogno pratico per l'essere umano che nasce in uno stato di bisogno, è segnato da poroV e penia.
La socialità inoltre si specifica come interdipendenza, perché l'uomo non è indipendente.

2.2. ORIGINALITÀ

La socialità oltre che essere costitutiva è anche originale dell'essere umano; il co-essere umano infatti è atipico perché tende sempre all'in-essere.
Il consociarsi dell'uomo inoltre è in riferimento al progetto che ha, è in riferimento alla cultura (progettualità che si esprime in parametri meta-istintuali concordati).
2.3. RECIPROCITÀ
2.3.1. Introduzione
La reciprocità è il rapporto tra il singolo e la società. Il singolo ha bisogno di una società a cui riferirsi; la società ha bisogno dei singoli perché costituita dai singoli stessi, ed è tanto più autentica quanto più dà loro spazio di libertà.
La società non è un mucchio informe di persone; è un ambiente umano, un insieme articolato (non totalizzante, cioè che assorbe il singolo) a servizio del singolo. Lo stato invece è uno strumento amministrativo, burocratico, politico e giudiziario che la società si dà per promuovere il bene comune.
Storicamente il rapporto singolo/società ha subito molte evoluzioni, alcune volte a favore della società, altre volte a favore del singolo; vediamo ora le tendenze più importanti.
2.3.2. La Scolastica
Viene riconosciuta la politicità, la socialità intrinseca dell'uomo; per Tommaso lo stato ha significato se è in funzione del bene comune sia della persona che di tutta la comunità.
Non ha senso parlare di bene medio perché si parte già con una visione sperequata dell'uomo; il bene comune è in riferimento al bene delle singole persone.
2.3.3. La filosofia moderna
Con la filosofia moderna ha spazio l'individualismo (Rousseau, Leibniz); il mondo della natura spontaneo e creativo è lo stato autentico dell'uomo.
Sorge però il problema della regolazione dei rapporti, la necessità di farsi "il meno male possibile", problema che viene risolto con la creazione dello stato; nella Scolastica lo stato era basato sulla natura sociale dell'uomo, mentre qui nasce come necessità e rimedio. Sorge il contratto, il rispetto delle libere iniziative ... sorge così l'individualismo borghese.
L'uomo per Rousseau è quel tutto perfetto e solitario; per Leibnitz la monade è quel tutto autosufficiente, e lo stato deve solo regolarne i rapporti perché non si scontrino ...
La rivoluzione francese ha dato il trinomio più alto della reciprocità (libertà, uguaglianza, fraternità) ma lo ha presentato con la precomprensione della filosofia borghese: libertà come potere contrattuale (in particolare economico) dell'individuo; ha avuto inizio così la filosofia del capitalismo.
Le tendenze socialiste si oppongono al capitalismo puntando l'attenzione sulla società; l'individuo è un'astrazione, mentre la realtà è l'intrecciarsi dei rapporti economici (per Marx i diritti della rivoluzione francese sono quelli dell'uomo ripiegato su sè stesso.
Secondo Comte, la società progredirà e gli uomini potranno esprimere il meglio di sè man mano che la scienza libererà l'uomo dai pregiudizi filosofici e teologici. Si avrà quindi un graduale consociarsi dell'umanità che diventerà una comunità (scopre nell'uomo non solo la "lupinità" ma anche l'allocentricità).
Durkheim propone di sostituire l'etica della coscienza con una morale sociale attraverso la quale ottenere il miglioramento degli individui stessi.
2.3.4. La filosofia contemporanea
In quest'epoca si reagisce alle tendenze socialiste riaffermando la singolarità in due modi: l'aristocrazia (Nietzsche) e l'esistenzialismo (Heidegger e Sartre).
Nietzsche rivendica la singolarità del superuomo; gli altri sono soltanto membri della massa in forza della non volontà di potenza.
Heidegger reagisce all'immersione della massa; soltanto chi fa la propria scelta fondamentale tenendo presenti le strutture metafisiche dell'uomo (essere per la morte) ha il suo spessore etico distinguendosi dalla massa e diventando singolo.
Sartre afferma che la singolarità è l'esistenza, cioè uscire (fuggire) dall'in sè per essere altro da sè ... anche se il telos non esiste. Nel 1943 nell'opera "l'essere e il nulla" sottolineò soltanto la singolarità; nel 1962 invece tentò di ricuperare la dimensione sociale parlando di un noi, ma che si forma soltanto temporaneamente nelle condizioni di pericolo.
2.3.5.Il personalismo
Questa corrente riprende il rapporto essenziale persona/comunità superando il rapporto individuo/società; la persona infatti è una realtà umana precisamente collocata. Vedremo due autori: Maritain e Mounier.
Maritain (prospettiva metafisico/fenomenologica) distingue il concetto di individuo da quello di persona: individuo è un frammento della specie, parte di una totalità e soggetto alle influenze cosmiche storiche ed etniche; la persona invece è un centro capace di donarsi e di ricevere un altro in se stesso come dono. Nella sua totalità, l'uomo è l'insieme organico ed ineliminabile dell'individuale e del personale.
Il lavorio dell'aspetto personale sull'individuale è la personalità: capacità di interiorità profonda (riguardo a sè), e di comunicazione.
L'interiorità profonda, facendo dire "me" a me stesso, mi individualizza rispetto all'altro da me (simmetrico e comunicabile a me) ed apre il varco alla comunicazione; proprio nell'interiorità scorgo la breccia metafisico-fenomenologica della comunicazione, confermata dal bisogno di dialogo insito in ogni persona.
La comunità è un insieme organico di persone strutturate come interiorità e comunicazione verso l'altro: si nasce persone e si diventa personalità; si nasce società e si diventa comunità (passaggio da co-essere a pro-essere).
Mounier (prospettiva etica anche se con radici metafisiche) definisce la persona come presenza unificata (e non come concetto), sottraendola alla dispersione ed all'intimismo.
La persona, capacità di convergenza verso l'altro polo da sè, è strutturata un quattro dimensioni:
Larghezza, altezza, profondità, lunghezza.

Da queste quattro dimensioni deriva il trinomio che imposta la persona:
- incarnazione: essere fedeli al mondo;
- vocazione: esser fedeli al tu che chiama;
- comunione: fedeli agli altri superando le barriere del co-essere.
Da questo trinomio derivano i tre esercizi:
- vita politico-sociale: impegno nell'incarnazione;
- meditazione ed adorazione: per rispondere alla chiamata;
- sacrificio: è il sacrum facere, la risposta alla comunione.
La presenza di questi esercizi spirituali è condizione indispensabile per la vita della persona: per Mounier la persona è tale se è disponibile alla comunità; la comunità a sua volta è spazio per la crescita della libertà della persona.
L'individuo quindi è connotato dalla dispersione, dal ripiegamento, dalla dissoluzione nella materia; la persona invece è conquista e dominio di sè in funzione del dono di sè: io sono quello che so donare, la capacità oblativa misura il grado di essere dell'uomo.

3. IL PERSONALISMO COME MOVIMENTO CULTURALE E COME METODO: UNA VIA PER IL RINNOVAMENTO DELLA POLITICA E DELLO STATO DEL BENESSERE

La politica stenta a trovare la propria identità, come darle un volto?
Ogni sapere che vuole essere tale deve avere un metodo di studio e un chiaro oggetto di indagine.
Oggetto d’indagine è l’uomo politico concreto; oggetto formale è la società politica nei suoi soggetti, mezzi, fini.
Ipostatizzare la politica prescindendo dall’oggetto formale di questa condurrebbe ad un percorso non sanamente “realista”.
Il personalismo bene si presta per queste feconde intuizioni che lo caratterizzano:
· umanesimo teocentrico, plenario, ontoteologico.
· considerazione del “volume totale” delle dimensioni dell’uomo (essere spirituale incarnato, intrinsecamente sociale, esistenzialmente soprannaturalizzato) .
· Il primato dell’etica sull’economia, sul diritto, sulla società, sullo Stato

Questione di metodo…
Il metodo realista consente al personalismo di porsi come pensiero ed azione sempre aperti ad integrazione, perfezionamenti e revisioni:
· Rapporto circolare incessante tra soggetto e oggetto
· Fedeltà alla persona attraverso un’esperienza storica progressiva
In ambito sociale e politico il realismo personalista si esprime attraverso questi orientamenti generali:
· Funzionalizzazione ministeriale della politica rispetto alla persona, ai suoi diritti e ai suoi dei veri.
· Relativizzazione di qualsiasi progettualità sociale e politica che si consideri irreformabile ed assoluta, e quello, dall’altra, della continua elaborazione di nuove progettualità e di nuovi programmi politici , sempre più adeguati alla crescita, storicamente contestualizzata, delle persone e dei popoli.
Questi orientamenti sono l’anima dinamica e vivificatrice di quei nuclei teorico-pratici del personalismo sociale e politico, eccone alcuni:
1. la persona umana è il soggetto, il fondamento, il fine e la misura e lo stile di tutta la vita sociale
2. l’uomo è essere intrinsecamente sociale e dialogico
3. la società politica è originata da persone contestualmente libere
4. la vita sociale è realtà primariamente spirituale
5. l’uomo è condizionato e aiutato nella sua crescita dalla società che esiste solo se c’è la coscienza della cooperazione e del fine , ossia se c’è una razionalità libera che la fonda
6. la persona umana non può essere mai assunta come mezzo
7. la società politica assurge ad un significato e valore più ampio di quelli che possiede la singola persona
8. il sano pluralismo è connaturale alla persona pienamente esplicata e all’efficace realizzazione del bene comune
9. E’ esigenza della dignità di persone prendere parte attiva alla vita pubblica
10. la democrazia è la forma di governo più rispondente all’uomo come essere libero e responsabile
11. I corpi intermedi godono di un’effettiva autonomia
12. L’individuo è ontologicamente ed eticamente precedente alla società politica
13. L’autorità politica è soprattutto forza morale, facoltà di comandare secondo ragione. Ha il duplice scopo di rendere gli uomini liberi, garantire alla persona sufficiente quantità di beni materiali e spirituali
14. il bene comune dev’essere concepito essenzialmente correlativo alla persona
15. fra società politica e Chiesa vi dev’essere chiara e leale distinzione
16. Istituzionalizzazione di una comunità e autorità mondiali
17. il principio dell’incarnazione-redenzione umanizza positivamente

Don Salvatore Danilo D’Alessandro

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"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
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