Data pubblicazione: giovedì 27 febbraio 2003
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RUBRICHE - VIVERE INSIEME
La Politica e il Sociale
Lunedì 17 febbraio a Vibo Valentia si è tenuto nella biblioteca comunale un importante incontro promosso dalla Provincia di Vibo Valentia nella persona dell’Assessore alle politiche sociali Giuseppe Ceravolo. Tema dell’incontro era la presentazione dell’accordo di programma sulla diversa abilità, così come previsto dalla legge 104/92. In quell’occasione, dove i sindaci si aspettavano numerosi, la rappresentanza dei comuni si è ridotta a dieci su cinquanta, nonostante l’avviso per la convocazione fosse partito per tempo. Grande assente il comune capoluogo, molto meglio si sono comportati i sindacati. L’assenza della ASL n° 8 è conclamata, e non si capisce perché, visto il contenuto dell’incontro. Questo dimostra concretamente l’impegno per un tema così delicato come quello sulle politiche sociali. Un argomento sul quale vale la pena investire poco sia in tempo che in risorse economiche perché, a detta di alcuni, dà poca visibilità a livello politico. E’ interessante vedere come ci si riempia la bocca di grandi e altisonanti parole, ci si erga a difensore dei piccoli e dei deboli, ma si continua a privilegiare, almeno nelle politiche locali, tutto ciò che riguarda i lavori pubblici. C’è qualche comune che ha investito molto sul sociale, ma quella è gente che non capisce niente, che non sa cosa significa lavorare in politica…Poi scavando e perlustrando il territorio si scopre che il volontariato, le cooperative sociali, l’associazionismo esistono e, in taluni casi, lavorano anche molto bene ma non sono minimamente considerati dai loro amministratori. Perché? Provo a rispondere percorrendo qualche sentiero impervio. Tutti quelli che hanno lavorato e lavorano con disabili, a parte qualche nobile istituzione collaudata ormai da qualche lustro, hanno sempre sostenuto le loro iniziative con i finanziamenti pubblici. Ci sono stati casi in cui le associazioni nascevano ad hoc sui contributi che in quel momento si prevedeva potessero arrivare. Così esaurito il contributo si esauriva anche il volontariato e le stesse associazioni restavano latenti fino al successivo storno di cassa. Un’altra dinamica era stata suggerita dagli stessi amministratori che, considerato l’importo di alcuni finanziamenti, suggerivano a parenti ed affini di costituire un’associazione, magari ONLUS, che sta per Organizzazione non lucrativa di utilità sociale, che sì, fosse utile a qualcuno, ma certamente in primis alla famiglia e poi alla società. Mi potrete rispondere che questo non è possibile, che la legge lo impedisce, che i meccanismi sono troppo stretti per poter far questo…intanto mi chiedo: come è stato possibile che dal 1992, da quando cioè è stata varata la 104, nessuna associazione, nessun comune, nessuna ASL, nessun sindacato, nessun provveditore, nessun preside si è accorto che mancava un accordo di programma sulla diversa abilità? In che condizioni hanno lavorato gli insegnanti di sostegno? Con quali diagnosi funzionali di supporto, con quale logica dell’integrazione, con quali obiettivi cognitivi da raggiungere, verificati da chi? Che tipo di umiliazioni hanno dovuto subire le famiglie dei diversamente abili? Che calvari hanno dovuto solcare? Che fine hanno fatto le risorse destinate al sociale, quando ancora oggi una mamma piange perché non ha nessuno, comune compreso, che la aiuti a portare il figlio a fare la terapia medica? Non si vuole fare di tutta l’erba un fascio, ma sorprende vedere come a metà di quell’incontro, di cui in apertura vi ho detto, qualche amministratore ha lasciato l’aula senza neanche sentire il bisogno di giustificarsi. Mi auguro avesse cose più importanti da fare! Un plauso invece agli amministratori che hanno dichiarato, da subito, la disponibilità a lavorare in questo senso. Sindaci e assessori intelligenti che dimostrano di saper lavorare in rete, di saper connettere le risorse presenti sul loro territorio, superando l’atavico individualismo. Comprendere che lavorare in sinergia è indispensabile, così come hanno saputo fare per il centro alcologico i comuni di Maierato, Filogaso, Sant’Onofrio, Stefanaconi, significa tradurre in prassi intelligenti i programmi politici. L’accordo di programma sulla diversa abilità sta per diventare patrimonio comune della provincia di Vibo Valentia, grazie anche agli amministratori che, con i loro interventi, hanno saputo dare prospettive e integrazioni allo stesso. Speriamo che nessun comune abbia a perdere questa opportunità e soprattutto non debba restare in carrozzella sulla banchina della stazione di Vibo Valentia - Pizzo ad aspettare il prossimo treno sul quale finalmente potrà salire, treno che non sappiamo quando passerà…anche perché i disabili li fanno salire a Lamezia Terme . E’ troppo importante prendere posto in carrozza, da subito, anche perché il biglietto lo hanno già pagato altri.
Don Salvatore Danilo DAlessandro
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