Data pubblicazione: mercoledì 1 gennaio 2003
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RUBRICHE - VIVERE INSIEME
Giovani e Lavoro
I convegni, può pensare qualcuno, sono perdite di tempo organizzate e talvolta molto costosi. Definirei diversamente l’ultimo al quale ho partecipato, dove le conclusioni hanno un sapore diverso e sono prive di quella solita dimensione cattedratica che, sforando nell’idealità, si dimentica della concretezza della quale siamo investiti e che quotidianamente dobbiamo risolvere. L’assiologia orienta e conduce le scelte concrete, quando poi si parla di disoccupazione, lavoro e mercato del lavoro il problema comincia a farsi serio. Emerge la difficoltà di coniugare l’esperienza concreta con i valori alti. E’ un problema di mediazione e declinazione che richiede persone capaci di penetrare la storia e il presente del vissuto giovanile per rispondere concretamente alle necessità di affermazione e autonomia che essi desiderano, senza essere soggiogati dal peso del compromesso che spesso rischia di cancellare il riferimento ideale. Questa figura concretamente esistente si chiama Animatore di comunità, già presente nei tessuti delle chiese diocesane .Ciò che ha dimostrato questo convegno è la verità di fatti concreti che hanno portato alla creazione di imprese e progetti senza rinunciare a quei valori legati al lavoro come necessità, comportamento umano e umanizzante. Il lavoro con la sua valenza sociale, di realizzazione di sé e di modificazione anche culturale dei vari contesti in cui si opera. Una assemblea composta di giovani, appassionati, carichi di idealità e di utopia, di storie concrete, di amore per la vita e per i loro stessi coetanei ai quali si sentono di dare risposte e soprattutto fatti.Questo nuovo linguaggio si chiama “Progetto Policoro” e sta impegnando le comunità cristiane dell’Italia meridionale da ben sette anni. Un nuovo modo di leggere la realtà, non più con uno spiritualismo disincarnato ma con filtri nuovi che hanno portato a gesti concreti. Esso ha cercato di fare anzitutto cultura concependo il mezzogiorno d’Italia non più oggetto ma soggetto del proprio sviluppo, nel superamento del vittimismo e della rassegnazione rifiutando una politica che viene dall’alto e offre, ma della domanda. Una cultura non dell’attesa ma dell’intrapresa. Ogni regione ha una sua vocazione specifica di sviluppo. Mons. Bregantini, fra i relatori di questo convegno e Vescovo di Locri, ha dato alcuni criteri molto interessanti che consegnati ai giovani calabresi potrebbero orientare la loro scelta in funzione della creazione di impresa e immissione nel mercato del lavoro: dalla marginalità alla tipicità, dal sommerso alla legalità, responsabilità, tenacia e coraggio nella reciprocità. L’efficacia di questo progetto sta nella duplice fedeltà al Vangelo e alla Storia, coinvolgendo in un unico cammino i vari uffici responsabili dei giovani (lavoro, famiglia, pastorale giovanile, caritas) le professionalità offerte dalle associazioni. Al convegno era presente Nelida Ancora, rappresentante in Italia della fondazione cattolica cilena Civitas, e che, tra latro, nello specifico sta operando in Calabria per conto di Italia Lavoro S.p.A., società del ministero del lavoro preposta alla gestione di politiche attive e servizi per l’impiego. A lei ho chiesto qual è la situazione in Calabria per il settore d’intervento a cui lei sta prestando la sua competenza e professionalità. Cosi ci dice. “Grazie alla sensibilità dell’Amministratore unico I.L. dott. Natale Forlani, ci stiamo adoperando affinché possa nascere un momento di confronto sinergico tra tutte le strutture preposte istituzionalmente e attive socialmente alle tematiche del lavoro, compresa la Chiesa Cattolica. Non ultimo la realtà profondamente significativa testimoniate dal pp. In questa direzione ci si sta adoperando al fine di facilitare un dialogo costruttivo e armonioso tra l’ente regione e le province. Come dicevo nel precedente articolo, allo stato attuale, mi sembra che gli enti preposti alle politiche del lavoro, non parlino gli stessi linguaggi, né comunicativi, né informatici. Quindi la prospettiva di entrare in dialogo con Italia Lavoro può aprire uno scenario totalmente nuovo, inserendo in questo contesto altre agenzie con le quali non si è avuto un confronto. Molti sono i giovani che, assunti o assistiti da Sviluppo Italia oggi rischiano di veder vanificati i loro sforzi. Chiedo a Nelida e agli altri soggetti: che funzione allora potrebbe svolgere Italia Lavoro? Che disponibilità offrono le province e la regione ad offrire un tavolo di confronto unico che sia una offerta concreta di speranza e futuro per i giovani calabresi? E che rapporto ci può essere tra questi soggetti e il Progetto Policoro? A queste domande, volutamente provocatorie, attendo delle risposte concrete che vorrei arrivassero da quanti qui interpellati. Personalmente vi posso promettere che staccherò il sedere dalla poltrona per parlare, confrontarmi, chiedere e avere notizie e contenuti da quanti sono i diretti interessati. A presto!
Don Salvatore Danilo DAlessandro
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