Data pubblicazione: lunedì 30 settembre 2002
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SPIRITUALITÀ - IL SACRO CUORE E I SANTI
BIOGRAFIA di San Claudio La Colombière
Lettera del P. Generale, P. Peter-Hans Kolvenbach S.I., del 12 aprile 1992, in occasione della canonizzazione del P. Claudio La ColombièreCarissimi Padri e Fratelli, P .C.Il 31 maggio il Santo Padre proclamerà santo della Chiesa universale il beato Claudio La Colombière. La gratuità che caratterizza questo avvenimento è per noi uno stimolo a coglierne il senso e a celebrarlo con la gratitudine che merita questo dono fatto da Dio alla Chiesa e alla Compagnia.La figura del P. Claudio è inseparabile dal ruolo determinante avuto da lui nella diffusione della devozione al Cuore del Salvatore. Allo stesso modo la sua elevazione a santo, che fa di lui un modello per tutto il popolo di Dio, deve tradursi per noi in un invito del Signore a rinnovare ed attualizzare "il cuore a cuore" con il Cristo, al quale ci spinge tutto il Vangelo, che porta alla sua pienezza l'attenzione al cuore nell'incontro tra l'uomo e il Dio dell'alleanza, così frequentemente richiamata dai profeti. "Perché questo popolo si avvicina a me solo a parole, mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me..." (Is. 29,13).Tutto il significato della vita del P. Claudio sembra sospeso all'incontro che egli ebbe la metà di marzo 1675 con suor Margherita-Maria, nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial in Francia. In questa città il P. Claudio era impegnato in lavori apostolici, nei quali anche oggi si ritrovano tanti gesuiti: promuovere un Collegio, del quale gli era stata affidata la responsabilità, acquistare un terreno per favorirne l'espansione; preparare sermoni in una lingua pura e accurata, che gli era valsa già una meritata fama; discutere con i protestanti che avevano invaso la regione; rappacificare un clero assai diviso; fondare una Congregazione Mariana per stimolare la collaborazione dei laici, soprattutto nell'assistenza ai poveri; visitare comunità religiose spesso rilassate, ed essere totalmente disponibile ad accompagnare molte persone nel loro cammino spirituale. E proprio mentre era tutto preso da questa attività esuberante si fa ricorso a lui per discernere nelle esperienze straordinarie di una suora visitandina quanto proveniva da Dio e quanto dovesse essere attribuito a illusione o ad inganno diabolico.Colui che in una rivelazione ricevuta da suor Margherita-Maria viene chiamato "servo fedele e perfetto amico", riconosce un autentico messaggio divino nelle parole del Signore, che racchiudono tutta la spiritualità del Cuore di Gesù: "Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini...e che è arrivato a dare tutto se stesso per mostrare ad essi il suo amore. E in cambio per tutto ciò non ho ricevuto dalla maggior parte di loro che ingratitudini...". In quello che con ripugnanza gli confida suor Margherita-Maria il P.Claudio "sente", nel senso ignaziano della parola, l'iniziativa di Dio, la chiamata di Colui che non cessa di parlare al cuore, anche quando in noi trova dei cuori di pietra che oppongono resistenza a lasciarsi convertire in cuore di carne e a farsi un cuore nuovo. Senza questo cuore a cuore, Dio è servito solo con le labbra, mentre in ogni problematica religiosa ed ecclesiale la sola domanda valida in definitiva è: "dov'è il tuo cuore?" (cf. Mt. 6,21). Con l'approvazione data alle rivelazioni della visitandina di Paray-le-Monial il P. Claudio apre una via nuova al "sume et suscipe", alla disponibilità del cuore umano al Cuore trafitto del Salvatore.Leggendo la vita di san Claudio alla luce di questo incontro decisivo appare chiaramente che il Signore stesso ve lo aveva preparato attraverso la educazione e la formazione ricevute. Ve lo predisponeva il suo carattere: un uomo di cuore, dotato di una sensibilità delicata e, come afferma lui stesso, di un gusto profondo dell'amicizia. L'entrata nella Compagnia di Gesù, che non avrebbe mai potuto essere per lui l'equivalente di una famiglia o di un focolare, non fu per lui così semplice; ma ancora più difficile fu per lui l'essere messo col Figlio come compagno in una passione d'amore che rifugge da ogni ambiguità e compromesso. Sempre di più "sentendo Dio nel fondo del suo cuore" (R. 50), il P. Claudio percepisce l'assolutezza dell'amore che lo chiama e confessa: " ...non potrei mai consentire ad alcun compromesso" (R 11).Nell'ambito del suo amore crescente, nel quale si esprime lo slancio della sua vita e della sua attività, il P. Claudio, con un linguaggio più del cuore che della ragione, arriva a inquadrare se stesso in due formule lapidarie e sbalorditive.Innanzitutto sottolinea l'impossibilità di concepire la fede o la religione in modo diverso da una relazione personale d'amore: "io voglio farmi santo tra Te e me" (R 59). Quindi, profondamente fedele allo spirito apostolico di Ignazio, afferma l'impossibilità in cui si trova di amare Dio senza amare con tutto il cuore e con lo stesso amore le persone che il Signore mette sul suo cammino: "Bisogna essere santo per fare dei santi" (R 113). In questo modo il P. Claudio porta alla perfezione non solo il dinamismo di una vita religiosa apostolica, ma anche, all'interno di questa, in modo particolare la "cura personalis", l'accompagnamento spirituale personale, che nasce per ogni gesuita nell'esperienza stessa degli Esercizi spirituali. L'esempio di san Claudio dovrebbe incoraggiarci a conservare e favorire, in reazione all'ambiente spersonalizzante o impersonale nel quale si svolge la nostra vita e la nostra attività, questa attenzione personale al cuore umano di ogni persona, uomo o donna, per aiutarla a fare l'esperienza dell'incontro col Cuore di Cristo e a scoprire in esso personalmente un senso, una vocazione, una missione.L'incontro con suor Margherita-Maria segnerà con la croce gli anni successivi! Al P. Claudio è stata affidata una responsabilità particolarmente delicata: predicatore della cattolicissima duchessa di York nella corte fortemente protestante dell'Inghilterra. Denunciato come spia, gettato in una prigione insalubre, condannato ed esiliato, il P. Claudio è ormai un uomo affranto, ferito nella sua salute e nella sua dignità. La sua 'terza età' anticipata si presenta come un alternarsi penoso di crisi e di miglioramenti, di un po' di lavoro pastorale e di molta forzata inattività. Anche se le lettere e i sermoni di questo periodo non riportano, ne possono riportare, alcuna testimonianza di tutte le forme di devozione al Cuore di Gesù che più tardi arricchiranno il culto della Chiesa nel corso dei secoli, il P. Claudio ha adempiuto pienamente la sua missione di annunciare il mistero del Cuore di Cristo, e vive senza riserve questa spiritualità, inserendo la sua vita d'infermo nell'intimo del cuore a cuore col suo Signore e Amico. Da questo spirito scaturisce questa sua confidenza: "Se la Provvidenza mi chiamase nuova mente nei paesi delle croci, sarei prontissimo a partire, ma Nostro Signore m'insegna, da alcuni giorni, a fargli un sacrificio ancora più grande: quello di accettare di non fare proprio niente... " (L 50). Questa disponibilità in seguito si trasforma in una preghiera di gratitudine: "Ringraziate Dio, se vi piace, per lo stato in cui mi ha messo. La malattia era per me assolutamente necessaria; senza di essa, non so cosa sarei stato; sono persuaso che essa è una delle misericordie più grandi che Dio ha esercitato verso di me" (L 50).Preghiamo intensamente, nell'occasione della canonizzazione di san Claudio, perché, per sua intercessione, le caratteristiche che hanno contraddistinto la sua vita, come abbiamo accennato, si imprimano nei nostri cuori, affinché ciascuno di noi possa diventare un vero compagno di Gesù ed accettare, per usare le parole dello stesso san Claudio, di "non essere altro che lo strumento, quando si è l'operaio" (R 113), nell'impegno che l'umanità viva del sangue e dell'acqua che sgorgano dal costato trafitto del Salvatore.Fraternamente vostro nel Signore,Peter-Hans Kolvenbach S.I.Preposito GeneraleRoma, 12 aprile 1992
Peter-Hans Kolvenbach
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