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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI  

Data inserimento: 05/07/2004
XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Vangelo (Lc 10, 25-37)
In quel tempo, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?”.
Costui rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”. E Gesù: “Hai risposto bene; fà questo e vivrai”.
Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio prossimo?”.
Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.
Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.
Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.
Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Và e anche tu fà lo stesso “.


Il maestro interrogato circa il piú grande comandamento risponde: "Amerai il Signore Dio con tutta la tua anima e con tutte le tue forze" (Mt 12,36). Questo è certamente il piú grande comandamento e ben a ragione, perché riguarda Dio, che è primo e massimo, nostro Padre, per il quale esistono tutte le cose e al quale tutte ritornano. E per noi, amati e creati da lui, non ci può essere nulla di piú importante che rendergli almeno grazie degli immensi doni che ci ha fatti, tanto piú che, in ricambio, non possiamo dargli nulla, perché lui non ha bisogno di niente; intanto, amando Dio con amore di figli possiamo ottenere il dono dell`immortalità. Poiché quanto piú uno ama Dio, tanto piú intimamente s`innesta a Dio.
L`altro comandamento, ma non inferiore, è: "Amerai il tuo prossimo come te stesso" (Mt 22,39). Dunque, Dio sta al di sopra. Poiché quel tale insisteva domandando: "E chi è il mio prossimo?" (Lc 10,29), non definì il prossimo, come facevano i Giudei, nominando un consanguineo, un concittadino, un proselita, un arconciso o uno che osservasse la stessa legge; ma si riferisce a un uomo che da Gerusalemme si recava a Gerico e lo descrive ferito dai ladri e lasciato mezzo morto per la strada un sacerdote lo lascia lí, un levita non se ne cura; ma un Samaritano (disprezzato ed emarginato dai Giudei) ne ha compassione; ma l`incontro non fu a caso, egli era fornito delle cose necessarie a un ferito, come l`olio, le fasce, la cavalcatura; ed egli in parte dà e in parte promette la mercede all`oste. "Chi di questi", domanda, "fu prossimo al ferito"? E avendo quegli risposto: "Colui che n`ebbe misericordia", "Va`", disse, "e fa` anche tu lo stesso (ibid". 36, 37); cioè la carità è madre di bontà.
La base dell`uno e dell`altro comandamento è la carità; l`ordine è diverso: Dio sta al primo posto, il prossimo al secondo. E chi è quel Samaritano se non lo stesso Salvatore? O chi fa una maggiore misericordia a noi quasi uccisi dalle potenze delle tenebre con ferite, paure, desideri, furori, tristezze, frodi, piaceri? Di queste ferite solo Gesú è medico; lui sradica i vizi dalle radici. E` lui che infonde il vino (il sangue della vite davidica) alle anime ferite; è lui che dalle viscere dello Spirito trae l`olio e lo diffonde largamente. E` lui che tiene strette le fasce della salvezza: la carità, la fede, la speranza. E` lui che impegna angeli e arcangeli, perché ci assistano col loro ministero. Bisogna amarlo, allora, come amiamo Dio. Ama Cristo, chi fa la sua volontà e ne osserva i precetti. "Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio" (Gv 14,23). E: "Perché mi chiamate Signore, se non fate ciò che vi dico?" (Lc 6,40).

(Clemente di Ales., Quis dives, 27-29)



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