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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI  

Data inserimento: 26/11/2005
SE TU SQUARCIASSI I CIELI E SCENDESSI! (I DOMENICA DI AVVENTO B)


Dal Vangelo secondo Marco (Mc 13,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.
Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”.

Il Deuteroisaia aveva annunziato agli esuli che il loro ritorno a Gerusalemme sarebbe stato un nuovo esodo. In quel momento si sarebbero adempiute le promesse fatte ai padri: tutto il mondo stupefatto avrebbe veduto il trionfale amore di Jahvé per il suo popolo. Gerusalemme allora canterà di gioia, saranno dimenticate le sofferenze di un tempo e le più riposte speranze di Israele si compiranno: Jahvé regna (52,7).
Nel 538 sembrò che le promesse trovassero compimento: Ciro concedeva agli esuli di ritornare in Patria; un primo contingente raggiunse Gerusalemme nel 537. Purtroppo, però, quel ritorno era ben lontano dall’apoteosi prevista ed annunciata dal Deuteroisaia: mancanza di fede, siccità e altri problemi gettarono i superstiti in una profonda amarezza.
È in queste circostanze che un discepolo del Deuteroisaia volle salvare il messaggio del suo maestro, adattandolo alla situazione venutasi a creare. Il suo sforzo è quello di risvegliare nel popolo la speranza.
Il testo che la liturgia di questa Prima Domenica di Avvento ci propone, prende in esame prima di tutto il riconoscimento della paternità di Dio: Tu, Signore, sei il nostro padre, “nostro redentore eterno” è il tuo nome (63,16b). Sebbene il concetto di Dio come padre sia antico, l’attribuzione a Dio del nome di Padre è rara nell’AT.
La seconda parte del testo ci propone un lamento e una preghiera: un lamento rivolto allo stesso Jahvé; una preghiera e il motivo che l’accompagna. Di fronte a una situazione tanto drammatica, soltanto un grandioso intervento di Dio potrebbe salvare il popolo. Ecco allora la domanda di una teofania: Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te i monti tremerebbero.
Chiamati da Dio nostro Padre, innestati nella vita del Figlio suo, rivolti verso l’ultima manifestazione del Cristo, i cristiani sono dei pellegrini che, nella fede, conoscono l’importanza della vita presente, la quale è una lunga veglia in attesa del nostro incontro definitivo con Dio nel Cristo.
Non possiamo, quindi, che rendere grazie, con san Paolo, per la bontà inesauribile del Signore, ieri, oggi, domani, in eterno. Non possiamo che rallegrarci in colui che è fedele, che tiene fede alla parola, che ci vuole in amicizia con lui per l’eternità.
Il discorso escatologico di Mc 13 si chiude con una pressante esortazione alla vigilanza; tale invito non è rivolto soltanto agli uditori immediati del discorso di Gesù, ma a tutti. Non c’è dubbio: “vigilare” è, per tutti i discepoli di Gesù, di necessità vitale.
Ma cosa significa “vigilare”?
La vigilanza non è innanzitutto attenzione e prontezza, benché questo fattore sia implicito. Si tratta di un atteggiamento vitale che consiste nell’aver sempre presente il ritorno del Cristo. Vigilare implica una lotta; e le armi di cui disponiamo sono fede, amore, speranza, verità e giustizia.
Cristo non è solamente colui-che-verrà, ma colui-che-viene, incessantemente. Si, vieni, o Signore Gesù, è l’ultima invocazione dell’Apocalisse (22,20), ed è la preghiera del credente che ha raggiunto la piena maturità ed esercita totalmente la sua responsabilità di amico e servitore del Figlio di Dio.


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"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
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