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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI
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Data inserimento: 26/01/2005 IL POPOLO DELLE BEATITUDINI (IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO A)
Vangelo (Mt 5, 1-12) In quel tempo: vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: <Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Il discorso della montagna resta la più sensazionale novità della storia del mondo in queste parole c'è davvero la proposta di un modo nuovo di pensare, di essere, di vivere. Per noi credenti questo discorso indica la direzione della nostra continua conversione; per i non credenti è un enigma e nello stesso tempo una sfida. Le parole di Cristo suscitano ancora stupore e non riescono a in¬vecchiare, perché non possono invecchiare. Riascoltiamo il discorso della montagna (Mt 5,1 12), perché oggi è Gesù che lo riconsegna alla Chiesa: lo pronuncia qui, oggi, per noi. Beati! La prima parola è una assicurazione a colui che cerca gioia e felicità. Gesù dice: "Sono venuto per darvi la gioia; sono venuto per invi¬tarvi a nozze e non per cantare un mesto funerale". Se la fede non dà contentezza, evidentemente non c'è, oppure è debole, fluttuante, incerta. Se portiamo tristezza e diffondiamo tristezza, è da rivedere tutta la nostra vita cristiana perché fede e gioia si cercano e si muovono insieme. Questo l'aveva capito bene Madre Teresa di Calcutta. Ciò che più colpisce nella sua vita è la continua serenità del suo volto. Un giorno disse alle sue suore: "La nostra gioia è il mezzo migliore per predicare il cristianesimo". C. Bernanos scrisse: "Quando uscite dal confessionale voi siete in stato di grazia. In stato di grazia..., eppure, vedete, esso quasi non appare. Ci domandiamo che cosa ne facciate della grazia di Dio. Non dovrebbe rag¬giarvi dal viso? Dove diavolo nascondete la vostra gioia?". Prima di lui, E Nietzsche, quasi con rabbia, aveva esclamato: "Per farmi imparare a credere al loro Dio, bisognerebbe che i cristiani cantassero dei canti migliori, bisognerebbe che avessero un'aria più contenta". Eppure, per usare ancora un'espressione di C. Bernanos, "la Chiesa possiede la gioia per sanare tutte le tristezze umane". Applichiamolo a noi. Se la nostra vita resta serena nelle prove, se la nostra pace poggia veramente in Dio e quindi al sicuro... noi siamo un argomento a favo¬re di Dio; ma se la nostra vita è continuamente tesa, inquieta, malin¬conica, triste... noi siamo un problema in più per il Dio della gioia: perché abbiamo il vestito da figli di Dio, ma il cuore non è ancora nato alla vita di Dio. Gesù continua: "Beati i poveri nello spirito... Beati gli afflitti... Beati i miti…”. Evidentemente la proposta di gioia che viene da Cristo è diversa da quella che viene da chi risolve tutto nel benessere e nel diverti¬mento che sfiora la pelle ma non riempie il cuore. Per essere più esatti bisogna dire: il mondo propone il piacere, mentre Dio propone la gioia spirituale, frutto di amore. Dio, che ha scelto Betlemme, è coerente con se stesso: la ricchezza, il potere, la salute, la cosiddetta fortuna non risolvono il problema della gioia dell'essere umano. E i fatti lo confermano ogni giorno. Cristo veramente spacca la storia: la sua strada è una assoluta novità e, nello stesso tempo, risponde a ciò che la persona cerca da sempre. Cristo chiama beati i poveri, gli afflitti, i miti, coloro che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace. Perché? Ma chi è il povero che Cristo mette in testa alla Sua classifica? La povertà evangelica non è semplicemente una condizione eco¬nomica, ma un atteggiamento dell'animo: il Vangelo, infatti, parla di poveri nel cuore, poveri nelle intenzioni, poveri nello spirito. Chi sono i poveri nello spirito? Sono coloro che non puntano sul denaro, sul potere, sul successo. Povero è chi ha rotto con l'idolatria del denaro e del potere. Povero è chi sente dentro di sé una profonda inquietudine che lo spinge al di là delle cose di quaggiù e lo porta a salire, a cercare, fino a trovare Dio. Povero è colui che si appoggia sulla Roccia, che è Dio.
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Giovanni Paolo II
"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
Messaggio nel centenario della consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù
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Parole di Gesù Divina Misericordia a Santa Faustina Kowalska
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Mentre di seguito, durante i vespri, continuavo ad esaminare questa specie di miscuglio di sofferenze e di grazie, ad un tratto udii la voce della Madonna: “Sappi, figlia Mia, che sebbene Io sia stata innalzata alla dignità di Madre di Dio, sette spade dolorose mi hanno trafitto il cuore. Non far nulla a tua difesa; sopporta tutto con umiltà. Dio stesso prenderà le tue difese”.
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