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Data inserimento: 03/01/2005 IL FIGLIO AMATO (BATTESIMO DEL SIGNORE) A
Mt 3, 13-17 In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”. Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”.
Il personaggio in quel momento famoso in Palestina era lui: Giovanni Battista. Predicava la venuta imminente del Regno di Dio, e invitava tutti a prepararsi con un rito di purificazione, un battesimo di conversione, nelle acque del fiume Giordano. E soprattutto chiedeva un cambio di mentalità. Si trattava di prendere coscienza della situazione nuova che la venuta del Messia avrebbe introdotto nel mondo, e di impegnarsi in una vita più coerente. Il Battista diceva alla gente, di sé e del Messia: «Lui deve crescere, e io diminuire». ~ venne il giorno in cui il Battista raggiunse il massimo del suo ruolo e della sua importanza: fu proprio quando Gesù si recò da lui sulle rive del Giordano per il battesimo, e lui potè additano alla gente come Messia. Il Battista completava in quel giorno la sua missione, poi non gli rimarrà che diminuire. Pino all'eliminazione totale, con un drammatico battesimo di sangue, come sappiamo: decapitato nella fortezza di Macheronte, per comando di Erode Antipa, per i begli occhi di Salomè. Ma di lui ci rimane l'elogio superlativo che ne ha dettato Gesù per sempre: «Tra i nati di donna, nessuno è più grande del Battista». Vediamo anzitutto di formarci un'idea di cosa fosse il battesimo allora. Era un rito simbolico, ricco di gesti suggestivi, con cui si esprimeva il pentimento dei peccati e il desiderio di una vita in armonia con Dio. Era compiuto per immersione nelle acque di un fiume. Il penitente, scendendo lungo la sponda, voltava le spalle a tutto un mondo, il passato. L'acqua, con la sua massa imponente e misteriosa, era simbolo della morte: immergersi significava chiudere con una certa fase della vita, con un certo modo di pensare, con una certa concezione dell'esistenza. Il risalire sull'altra sponda significava approdare a una vita nuova, ricominciare l'esistenza con nuovi orientamenti e su nuove basi. Questo rito di purificazione richiedeva una disposizione interiore sincera, comportava un risveglio della coscienza, una visione del mondo approfondita, e una rinnovata volontà di bene. Quel giorno, Gesù. Ha lasciato il suo villaggio, Nazaret, ed è sul punto di dare inizio alla sua vita pubblica. Si presenta al Battista, e gli chiede per sé quel rito. Che il Battista, naturalmente, gli rifiuta. Protesta: «Io ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Anche noi forse avremmo disapprovato quel battesimo. Attorno al Battista c'erano peccatori pentiti e desiderosi di ritrovare la via del bene. Il suo rito era adatto per loro. Anche Gesù si aggirava là in mezzo come uno dei tanti peccatori, ma in realtà era il «senza peccato». Come ci ha spiegato san Paolo, Gesù è «colui che non ha conosciuto il peccato» (2 Cor 5,21). Come ha ribadito Pietro: «Egli non commise peccato, e non si trovò inganno sulla sua bocca» (1 Pt 2,22). Ma san Paolo riguardo a Gesù ha anche aggiunto: «Dio lo trattò da peccato in nostro favore» (ivi). Paolo voleva dire che Gesù mescolandosi ai peccatori intendeva farsi carico dei peccati degli uomini, manifestava la sua volontà di espiarli nella morte (e sarà la croce), in filiale obbedienza al Padre, per amore del Padre e degli uomini. Per rendere gli uomini giusti. Infatti san Paolo concludeva: «...perché noi potessimo diventare, per mezzo di lui, giustizia di Dio» (ivi). Noi inciampiamo in questa espressione sibillina, giustizia di Dio. Ne siamo sorpresi. Che cosa vorrà significare? Intanto notiamo che è Gesù stesso a utilizzare la parola giustizia, nella risposta al Battista. Insistendo nel chiedere il battesimo, dice: «Conviene che così adempiamo ogni giustizia». Ora giustizia è anzitutto qualcosa di divino. Lui è giusto. Quanto all'uomo, potremmo pensare che essere giusto significhi rispettare tutti gli articoli dei codici e dei regolamenti, senza tangenti e senza sconti. Ma sarebbe un po' poco. Dilatando gli orizzonti, essere giusto per noi significa: accogliere il progetto di salvezza di Dio, corrispondere pienamente a esso e impegnarsi a realizzarlo, compiere sull'esempio di Gesù la volontà del Padre. In generale, è una dichiarazione programmatica di disponibilità verso ciò che è positivo. È accettare di vivere nella prospettiva del Regno. E, dopo il peccato, orientare di nuovo la creazione verso Dio. E così il rito nel suo sbocco finale portava il Signore a una novità di vita. Con quel suo passare attraverso il fiume rigonfio d'acqua, simbolo della morte, Gesù innocente intendeva associare a sé noi peccatori, e ottenere per noi di fronte al Padre la giustizia: renderci liberi dal peccato, e giusti, per un'esistenza di discepoli e di figli. La risalita sull'altra sponda del fiume significava per Gesù la fiducia che il Padre avrebbe ricambiato la sua obbedienza filiale con il dono della risurrezione, avrebbe aperto nuove prospettive di vita per sé e per i suoi fratelli. Per il mondo. E d'improvviso l'evangelista Matteo introduce un modo singolare di esprimersi, che gli studiosi della Bibbia chiamano genere letterario apocalittico [o, qui più esattamente, di visione interpretativa). Una visione: «Ed ecco si aprirono i cieli...». Una visione che interpreta, con figure e gesti da noi comprensibili, le realtà profonde e indicibili del mistero. Quel cielo che si squarcia indica l'irruzione del divino nelle vicende umane. Raccontando il contenuto della visione, l'evangelista Matteo intende spiegare che quanto comincia con il battesimo somministrato dal Battista - siamo all'inizio della vita pubblica di Gesù ha il pieno avallo del Cielo: - quel cielo astronomico che aprendosi lascia intravedere il Cielo di Dio, - la discesa dello Spirito, come di una colomba, che si posa sul Signore, la testimonianza affettuosa del Padre verso il suo figlio prediletto, tutte queste sfaccettature della visione vengono a costituire come un'investitura da parte del Padre per la missione di Gesù. Il battesimo di Gesù dà inizio dunque a una fase nuova della sua esistenza tra gh. uomini. Dopo trent'anni di anonimato, di vita privata, raccolta nel quieto silenzio e nella laboriosità di Nazaret, ecco ora la vita pubblica, con l'annuncio del Regno, la proposta agli uomini di un nuovo stile di esistenza. Gli americani hanno inventato l'espressione new deal, nuovo corso, che qui si estende non a un popolo ma all'intera umanità: lo stile cristiano. La visione descritta da Matteo racchiude un altro riferimento importante per noi: il richiamo alla Trinità. Infatti nella visione risultano nominati ed esplicitamente coinvolti: la voce del Padre, il Figlio riconosciuto come prediletto, e il posarsi dello Spirito Santo. È facile per noi ricollegare questa presenza trinitaria, così evidente, con le parole conclusive (proprio le ultime righe del Vangelo di Matteo) rivolte da Gesù agli apostoli raccolti attorno ~ Risorto: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque, e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 18-20). La vicenda di quel giorno, sul fiume Giordano, si salda così con il nostro battesimo. Il battesimo di tutti noi discepoli di Cristo, sparsi lungo i secoli della storia. Così anche noi siamo chiamati, sull'esempio di Ge-su e del Battista, a «adempiere ogni giustizia». Il loro battesimo è un modello e un programma per noi. C'è un posto in questo mondo in cui noi siamo stati rigenerati alla vita della grazia, dalle acque battesimali. C'è un giorno nel fluire del tempo, in cui siamo diventati figli di Dio. Potendo, andiamo a visitare la chiesa in cui siamo stati battezzati. Ci aiuterà a ricuperare la consapevolezza delle nostre promesse battesimali, e a rinnovare il desiderio dello stile di vita cristiano.
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Giovanni Paolo II
"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
Messaggio nel centenario della consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù
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Parole di Gesù Divina Misericordia a Santa Faustina Kowalska
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Fin dal mattino ho avvertito la vicinanza della Madre SS. ma. Durante la santa Messa l’ho vista così splendente e bella, che non ho parole per poter esprimere almeno in piccola parte la Sua bellezza. Era tutta bianca, cinta da una sciarpa azzurra; anche il manto azzurro, la corona sul capo e da tutta la Sua persona s'irradiava uno splendore inconcepibile. “Sono la Regina del cielo e della terra, ma soprattutto la vostra Madre”. Mi strinse al Suo Cuore e disse: “ Ti sono sempre vicina nelle sofferenze “. Sentii la potenza del Suo Cuore Immacolato che si trasmise alla mia anima.
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