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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI  

Data inserimento: 25/12/2004
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ GIUSEPPE E MARIA


Vangelo (Mt 2, 13-15. 19-23)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”.
Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.
Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino”. Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele.
Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: “Sarà chiamato Nazareno”.
Il Verbo di Dio, volendo incontrare l'umanità, poteva scegliere chissà quanti altri modi. Poteva presentarsi a noi in apparenze straordinarie, da fantascienza, o farsi trovare subito come adulto pienamente formato... Invece ha scelto di nascere bambino, di avere una mamma, un padre putativo.
Non solo, ma quando ha voluto parlarci di Dio, Gesù lo ha fatto ricorrendo all'immagine del Padre: Lui figlio, anche noi figli, e tutti fratelli.
L'idea della famiglia, di persone che si vogliono bene, che si prendono cura l'una dell'altra, che vivono l'amore, la carità, risulta centrale nell'Incarnazione, nella rivelazione di Dio all'uomo. Al punto che se si toglie l'idea della famiglia non si capisce più il Cristianesimo. Nè l'incarnazione (cioè il Natale>, né la Trinità (Padre, Figlio, Spirito Santo Amore). E non si comprende neppure la vita cristiana, la morale cristiana. Che è morale della nostra figliolanza divina e fraternità umana in Cristo.
Così se vogliamo capire il Cristianesimo dobbiamo entrare nella prospettiva famigliare. Dobbiamo guardare alla Famiglia di Nazaret. Essa è pienamente attuale, quasi simbolo e modello di tutte le famiglie di tutti i tempi. Essa anticipa e vive per prima le gioie, i problemi e le tensioni di tutte le famiglie. E ne vive anche i drammi.

Il Vangelo oggi ci ha proposto una vicenda che toglie ogni illusione a chi volesse guardare alla Santa Famiglia come a un quadretto idilliaco di maniera, ovattato con la bambagia. Chiamiamo l'episodio «la fuga in Egitto», e si tratta proprio di una fuga, in cerca affannata di scampo da un pericolo incombente di morte.
Il pericolo si chiamava re Erode, un sanguinano che per restare sul trono non risparmiava nessuno. Gli storici hanno registrato nell'elenco delle sue vittime, tra gli altri, tre suoi figli fatti assassinare e la moglie fatta strangolare. A Roma l'imperatore Augusto, informato, aveva detto: «Meglio essere un maiale di Erode, che un suo figlio». I maiali avevano qualche probabilità di vita più lunga, che non i figli del re.

Immaginiamo che cosa dovette passare per la mente di Frode quando apprese dai Magi che era nato un nuovo re dei Giudei. E poi, appena si rese conto che i Magi lo avevano ingannato - poiché non erano tornati a rivelargli chi fosse e dove si trovasse questo re neonato - dette senza pensarci troppo l'ordine di trucidare «tutti i bambini di Betlemme e dintorni, dai due anni in giù». La strage degli Innocenti.
Ma ecco al centro degli avvenimenti la figura confortante di san Giuseppe. L'uomo giusto, pronto ad assecondare il piano di Dio. «Àlzati, prendi il bambino e sua madre, e fuggi in Egitto».
Siamo quasi costretti a pensare alle tante famiglie di tutti i tempi, e oggi non meno di ieri, costrette a raccogliere le proprie poche cose in un fagotto, o in una valigia di cartone, e a scappare. Milioni di profughi dal Ruanda, dal Burundi, dalla Somalia, dalla Serbia, dall'Albania. Questi ultimi li abbiamo visti in tv, arrivare sui barconi e sbarcare in Puglia. E poi gli esuli volontari, che in questi anni si riversano in Italia dall'Asia, dall'Africa, in cerca di una vita meno grama. In cerca di libertà.
C'è da chiedersi quanto si armonizzi tutto questo con il piano di salvezza di Dio. Ebbene, Israele aveva conosciuto già vari secoli prima la deportazione a Babilonia, e la vicenda si era risolta con un liberatore. Ciro, l'imperatore persiano, aveva rimandato gli ebrei a Gerusalemme, perché ricostruissero il Tempio del Signore.
E prima ancora, il Popolo eletto aveva conosciuto l'esilio volontario dei figli del patriarca Giacobbe, proprio in Egitto, al tempo della grande carestia, delle famose «sette vacche magre». E quando il popolo era caduto in schiavitù sotto gli Egizi, era sorto il liberatore Mosè. Suscitato da Dio per educare il suo popolo - e in lui l'umanità - a crescere nella scoperta dei valori spirituali. Sono state storie di liberazione.

Ora, nell'episodio del Vangelo, un'altra storia di liberazione. A un certo punto Erode muore, e san Giuseppe può ricondurre in patria Maria e Gesù.
Condizioni di vita normale, in una casetta, nel lavoro, nel raccoglimento, nel silenzio. Nel fascino di quel figlio misterioso che - come dice l'evangelista Luca - «cresceva in sapienza, età e grazia, davanti a Dio e agli uomini» (2,52). Mentre, come dice ancora Luca, Maria «sua madre conservava tutte queste cose nel suo cuore» (2,51).

Anche questa è una storia di liberazione. Gesù, che a Natale abbiamo salutato con i profeti «principe della pace», con la sua missione redentrice viene a portare agli uomini la libertà dal male, dal peccato, dalla morte. Nella prospettiva del Regno di Dio, della vita eterna.
Ecco dunque, nell'episodio del Vangelo, il modello: la Famiglia di Nazaret. Con le sue prove, la povertà, l'amarezza dell'esilio. Ma è amata dal Padre, e liberata. Su questo modello le nostre famiglie.
Anche oggi ci sono famiglie in situazioni drammatiche, di miseria, di persecuzione, di migrazione, di fuga. Sono le situazioni che Gesù, Maria, Giuseppe hanno vissuto. Il Verbo di Dio è passato attraverso la prova. Nascendo non ha scelto per sé i palazzi o una vita di privilegi, ma ha scommesso sulla vita dei poveri, dei derelitti, degli emarginati. Non com
prenderemo mai perché. Ma nessuno di noi può dire: Dio non capisce la miseria. La Santa Famiglia ha vissuto, ha lottato, e indica la via, e sollecita la solidarietà. Ci vuole il coraggio, l'impegno, la fiducia. Ci saranno anche per noi motivi di dolore, ma non di disperazione. Sotto lo sguardo incoraggiante di Dio può succedere di piangere, ma non di mollare.

La Santa Famiglia ci aiuta a capire anche la Chiesa. Infatti la Chiesa è a base famigliare. Non lasciamoci ingannare dalla struttura esteriore vistosa, Papa, vescovi, discorsi, cattedrali, pennacchi. La realtà è questa: la Chiesa è fatta di diocesi, le diocesi di parrocchie, e le parrocchie di famiglie. Le famiglie cristiane. Anche quelle di questa parrocchia. Questa è la Chiesa: famiglie che si vogliono bene, che sperano, realizzano, lottano nelle prove, sull'esempio della Santa Famiglia. Il Verbo si è incarnato perché noi potessimo capire tutto questo.

Nella società di oggi sono di moda i cosiddetti single, e le coppie provvisorie; sono delle scelte che sovente hanno alla base l'egoismo. Credo che abbia ancora ragione quel vecchio parroco che diceva nell'omelia delle nozze: «Gli sposi sono come le ciabatte, che servono solo se stanno insieme».

Di fatto la famiglia cristiana è una realtà complessa: un impasto di coraggio, tenacia, lacrime, e poesia. È una pienezza di vita.
· La famiglia è indispensabile per i ragazzini: è stata paragonata a «un piccolo ministero di grazia e giustizia: il padre amministra la giustizia, e la madre concede la grazia» (Anonimo).
· I genitori portano i figli al fonte battesimale: lì la chiesa nasce.
* I genitori educano in casa alla fede: le mamme sono le prime catechiste.
· La famiglia è anche sede di simpatiche contraddizioni. Di fatto: «La famiglia è il luogo dove si è trattati meglio, e dove si brontola di più» (Jno Garland Pollard).
· Succede che «Un uomo gira tutto il mondo in cerca di quello che gli occorre, poi torna a casa e lo trova lì» (George Moore).
* Dice un proverbio: «Dappertutto bene, in famiglia meglio».
· In pratica «La famiglia è la grande scuola fondata da Dio per l'educazione del genere umano» (Gotthold Ephraim Lessing).
* E «L'agonia della famiglia è l'agonia del cristianesimo» (Miguel de Unamuno).
I cristiani veri non si lasciano ingannare dalle mode ispirate all'egoismo di questa società. Prendono la Santa Famiglia come modello, nella gioia e nel dolore, nel reciproco affetto e nella reciproca donazione. E magari, come Giuseppe e Maria, sono pronti - se occorre - a fare il fagotto.


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Giovanni Paolo II

"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
Messaggio nel centenario della consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù


Parole di Gesù Divina Misericordia a
Santa Faustina Kowalska
Durante la santa Messa, che celebrò Padre Andrasz, un momento prima dell'elevazione, la presenza di Dio penetrò nella mia anima e la mia anima venne attratta verso l'altare. Ad un tratto vidi la Madonna col Bambino Gesù. Il Bambino Gesù teneva la mano della Madonna. In un momento il Bambino Gesù corse gioiosamente nel mezzo dell'altare e la Madonna mi disse: “ Guarda con quanta tranquillità affido Gesù nelle sue mani così anche tu devi affidare la tua anima ed essere come una bambina di fronte a lui”. Dopo tali parole la mia anima fu ripiena di una misteriosa fiducia.
 


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