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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI
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Data inserimento: 09/10/2004 LA DOMENICA DELL'EFFICACIA DELLA PREGHIERA (XXIX DOMENICA PER ANNUM C)
Vangelo (Lc 18, 1-8) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: “C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi”. E il Signore soggiunse: “Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.
Ogni volta che parliamo di preghiera noi ci portiamo dietro tanti pregiudizi. Per esempio: la preghiera è noiosa, la preghiera è inutile, la preghiera è superata. Ma per sentire la forza della preghiera è necessario pregare veramente. Come? Risponde il Vangelo con una parabola ardita. Gesù infatti presenta la situazione di una donna debole, calpestata ingiustamente..., che però non si stanca di chiedere giustizia a un giudice freddo, insensibile, disumano. Il giudice della parabola è una figura odiosa, ma Gesù non vuole portarlo come esempio, bensì vuol sottolineare il comportamento della donna che non si stanca di pregare: e vince lei, la vedova. E ottiene giustizia. Il comportamento della vedova rivela una grande volontà, una grande umiltà, una grande tenacia. Proprio questo vuol ricordarci Gesù. E a questo punto viene fuori la condizione della vera preghiera: la fede. La parabola infatti termina in modo insolito: "Quando il Figlio dell'uomo ritornerà, troverà ancora fede sulla terra?". E’ un interrogativo, che fa venire i brividi. E’ un interrogativo, che mette il dito sulla piaga: senza fede non esiste preghiera, ma soltanto formula di preghiera. La cosa è molto diversa. E la fede cos'è? Credere in qualcuno significa abbandonarsi, consegnarsi con totale fiducia; credere significa non contare più su se stessi, ma su un altro. Credere è tutto il contrario di una pretesa. Credere in Dio, allora, significa abbandonarsi, consegnarsi a Lui, contare totalmente e fiduciosamente su di Lui. Per questo la preghiera di fede, la preghiera più bella consiste in un "sì". La preghiera, infatti, è il respiro del cuore pieno d'amore. Maria a Nazareth si rivela maestra straordinaria di preghiera. Cosa dice all'angelo? "Eccomi! Di' al Signore che mi può condurre dove vuole". E Gesù sulla croce? "Padre, nelle tue mani io consegno me stesso". E per noi peccatori il modello di preghiera è quello del pubblicano: "Gesù, abbi pietà di me peccatore". Sono le vere preghiere, quelle che fanno cambiare la vita, quelle che aprono a Dio lo spazio per agire. La nostra preghiera deve puntare in questa direzione: ancora in noi ci sono incertezze, vanità, resistenze, dubbi, pretese... ma la direzione della preghiera è una sola: fare un passo verso la volontà di Dio, abbandonarsi a Lui, perché solo Dio può guarire la nostra povertà. E che cosa dobbiamo chiedere nella preghiera? Prima di tutto dobbiamo chiedere lo Spirito Santo: cioè la grazia di vivere la Bontà stessa di Dio, la Sua misericordia, la Sua tenerezza, la Sua umiltà. Queste sono le cose che contano, questi sono i tesori che dobbiamo cercare. Gesù ci garantisce che il Padre esaudisce questa preghiera, perché questo è il vero bene per noi. "Padre Pio è un uomo che prega e un uomo che fa pregare" (J. Greene). Questa è la definizione del cristiano. Applichiamola alla nostra situazione per comprendere "chi siamo" e "come agiamo".
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Giovanni Paolo II
"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
Messaggio nel centenario della consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù
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Parole di Gesù Divina Misericordia a Santa Faustina Kowalska
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Figlia Mia, il Mio Cuore si è piegato alle tue suppliche; il tuo compito ed impegno qui sulla terra è quello di impetrare la Misericordia per il mondo intero. Nessun'anima troverà giustificazione finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia e perciò la prima domenica dopo Pasqua dev'essere la festa della Misericordia ed i sacerdoti in quel giorno debbono parlare alle anime della Mia grande ed insondabile Misericordia. Ti nomino dispensatrice della Mia Misericordia. Dì al confessore che quest'immagine deve venire esposta in chiesa e non nel convento dentro la clausura. Attraverso questa immagine concederò molte grazie alle anime, perciò ogni anima deve poter accedere ad essa.
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