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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI
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Data inserimento: 26/09/2004 LA FORZA DI CHI HA FEDE (XXVII DOMENICA PER ANNUM C)
Lc 17, 5-10 In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: “Aumenta la nostra fede!”. Il Signore rispose: “Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
Vivere la fede in situazione. Il credente, di qualsiasi epoca e luogo, non può non praticare la sua fede incarnandola nella vita. Fede e vita o si sostengono insieme, o insieme crollano. Abacuc è un uomo di fede, che vede intorno a sé violenza, oppressione, rapina, discordia (assedio di Gerusalemme da parte dei caldei nell'anno 597 a.C.). Di fronte a questa situazione odiosa e piena di dolore, come reagisce questo uomo di fede? Lo fa con due grandi interrogativi, che portano il duplice e contrastante carico della fiducia in Dio e della indignazione davanti all'assedio e al male. "Fino a quando, Jahvé? Perché?". Non è forse Dio il re dei re e il signore dei signori? Perché tanta disgrazia, tanta ingiustizia, tanta distruzione? Perché non interviene Dio ormai, adesso? Domande che nascono da una situazione, ma che valgono per ogni persona e per tutti i tempi. Nel corso della storia, questi interrogativi si sono inchiodati nell'anima degli uomini di tutte le latitudini, e, in certo modo, nell'anima di ogni uomo. Dio non lascia senza risposta i lamenti fiduciosi di Abacuc. Innanzitutto lo invita alla piena fiducia nel fatto che Egli risponderà alle sue domande, sebbene non lo faccia con l'immediatezza in cui il profeta lo aspetterebbe: "Dio ha scritta questa data nei suoi disegni". Poi, lo invita a mantenere una pazienza piena di speranza, perché la risposta "verrà certamente, senza indugio". Infine, Dio assicura il profeta che l'empio soccomberà, mentre il giusto vivrà grazie alla sua fede-fedeltà. Diversa è la situazione dei discepoli che chiedono a Gesù: "Aumenta la nostra fede", come anche quella di Timoteo, responsabile della comunità di Efeso, che deve essere il primo ad accettare la fede che Paolo gli ha insegnato, e a darne testimonianza, perfino, se necessario, con il martirio. I discepoli, che convivono con Gesù, hanno visto l'enorme "fede" di Gesù che rende efficace la sua parola e le sue opere (guarigioni, miracoli). Di fronte a codesta fede gigantesca, la loro risulta insignificante e minima. Per questo, chiedono che Gesù gliela accresca. La situazione di persecuzione in cui vivono Timoteo e la sua comunità mette alla prova la sua fede e la sua fedeltà al Vangelo. Da qui le parole con cui Paolo lo esorta. Nel momento presente, si deve tener conto della dimensione storica della fede, come accadde già nel passato. Come vivere, oggi, nel nostro ambiente, nel mondo attuale, la fede di sempre? Qualità della fede. Nei testi liturgici è possibile scoprire alcune delle qualità che deve possedere la fede vissuta in situazione. 1) Una fede basata su una profonda umiltà. Gesù Cristo, nel vangelo, dopo aver messo in risalto la potenza della fede, mette in evidenza che codesta efficacia proviene dalla convinzione credente della propria piccolezza: "Non siamo altro che dei poveri servi; abbiamo fatto soltanto ciò che dovevamo fare". Che cos'è ciò che dobbiamo fare? Servire Dio e fare la sua volontà. 2) Una fede piena di speranza. Le tribolazioni, le sofferenze, le disgrazie non potranno diminuire minimamente la nostra attesa e la nostra speranza nell'intervento di Dio. Non si deve dubitare, perché l'azione di Dio giungerà. Quando? Come? Dobbiamo lasciare che Dio risponda con piena libertà, con la sicurezza che Egli fa tutto con giustizia e per il bene di quelli che ama. 3) Una fede testimoniata. La fede è un dono che Dio ci dà, ed è un compito che Dio ci affida. Come compito, dobbiamo realizzarla giorno per giorno, nelle circostanze concrete che a volte possono essere ardue e difficili. Di una fede umile, speranzosa e martiriale, abbiamo bisogno anche noi, cristiani di oggi, in un ambiente molte volte carente di fede, perfino ostile ad essa.
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Giovanni Paolo II
"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
Messaggio nel centenario della consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù
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Parole di Gesù Divina Misericordia a Santa Faustina Kowalska
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Oggi ho udito queste parole: “Sappi, bambina Mia, che per riguardo a te concedo grazie a tutto il territorio circostante, ma tu devi ringraziarMi per loro, poiché essi non Mi ringraziano per i benefici che concedo loro. In base alla tua riconoscenza, continuerò a benedirli “.
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