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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI
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Data inserimento: 18/09/2004 LA SCELTA DELL'UNICO SIGNORE (XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C)
Vangelo (Lc 16, 1-13) In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli: “C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona”.
Questa parabola dell'amministratore disonesto è propria soltanto di Luca, il quale mostra di avere, tra gli evangelisti, una particolare sensibilità verso le ingiustizie sociali, e soprattutto verso lo squilibrio tra ricchi e poveri. Il personaggio che viene danneggiato dal suo amministratore è un uomo ricco, tanto ricco da non accorgersi che il suo amministratore lo frodava. Nessuno dei due personaggi ha una valenza positiva: sappiamo bene che, dal punto di vista di Luca, non esiste alcuna possibilità di essere molto ricchi e contemporaneamente anche onesti. Per l'evangelista Luca, la ricchezza spropositata risulta da un trasferimento indebito, consiste cioè nell'appropriarsi dei beni materiali e nell'accumularli nelle proprie mani, togliendoli ad altri; una ricchezza esagerata è quindi la controparte di una privazione di beni che, una volta tolti dalle mani di molti, si accumulano nelle mani di pochi.Il personaggio dell'uomo ricco della parabola è quindi, per definizione, nella prospettiva lucana, un uomo disonesto, che ha a suo servizio un amministratore fatto della sua stessa pasta. Si tratta insomma di due uomini navigati che sanno il fatto loro, due uomini che ci sanno fare, entrambi furbi nelle cose di questo mondo, come si vede dal seguito del racconto. Questa premessa è necessaria per comprendere la natura di questa parabola, che, accanto alle due parabole dell'amico importuno e del giudice iniquo, non intende descrivere i misteri del Regno, come si comprende facilmente dal fatto che manca la formula di introduzione: "Il regno dei cieli è simile a…". Di conseguenza, nel momento in cui bisogna tradurre le immagini e i simboli di questa parabola, non bisogna trasferire nel Regno di Dio ciò che la parabola intende inquadrare nel regno dell'aldiqua. Al v. 8, Gesù conclude dicendo: "I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce". Da questa conclusione di Gesù, possiamo prendere spunto per rileggere tutta la vicenda dell'amministratore.
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Giovanni Paolo II
"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
Messaggio nel centenario della consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù
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Parole di Gesù Divina Misericordia a Santa Faustina Kowalska
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Gli dissi queste parole: “ Gesù, io amo in modo particolare le anime che ami Tu”. E Gesù mi rispose con queste parole: “ Ed io concedo grazie particolari a quelle anime, per le quali tu intervieni presso di Me “.
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