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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI
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Data inserimento: 28/01/2010 IV DOMENICA T.O.: IL PIÙ CELEBRE E SUBLIME INNO ALL’AMORE.
Dedichiamo la nostra riflessione alla seconda lettura, dove troviamo un messaggio importantissimo. Si tratta del celebre inno di san Paolo alla carità. Carità è il termine religioso per dire amore. Questo dunque è un inno allamore, forse il più celebre e sublime che sia mai stato scritto.
Quando apparve sulla scena del mondo il cristianesimo, lamore aveva avuto già diversi cantori. Il più illustre era stato Platone che aveva scritto su di esso un intero trattato. Il nome comune dellamore era allora eros (da cui il nostro erotico ed erotismo). Il cristianesimo sentì che questo amore passionale di ricerca e di desiderio non bastava a esprimere la novità del concetto biblico. Perciò evitò del tutto il termine eros e ad esso sostituì quello di agape, che si dovrebbe tradurre con dilezione o con carità, se questo termine non avesse acquistato ormai un senso troppo ristretto (fare la carità, opere di carità).
La differenza principale tra i due amori è questa. Lamore di desiderio, o erotico, è esclusivo; si consuma tra due persone; lintromissione di una terza persona significherebbe la sua fine, il tradimento. A volte perfino larrivo di un figlio riesce a mettere in crisi questo tipo di amore. Lamore di donazione, o agape, al contrario, abbraccia tutti, non può escludere nessuno, neppure il nemico. La formula classica del primo amore è quella che sentiamo sulle labbra di Violetta nella Traviata di Verdi: "Amami Alfredo, amami quantio tamo". La formula classica della carità è quella di Gesù che dice: "Come io ho amato voi, così voi amatevi gli uni gli altri". Questo è un amore fatto per circolare, per espandersi. Unaltra differenza è questa. Lamore erotico, nella forma più tipica che è linnamoramento, per sua natura non dura a lungo, o dura soltanto cambiando oggetto, cioè innamorandosi successivamente di diverse persone. Della carità invece S. Paolo dice che "rimane", anzi è lunica cosa che rimane in eterno, anche dopo che saranno cessate la fede e la speranza.
Tra i due amori però – quello di ricerca e quello di donazione –, non cè separazione netta e contrapposizione, ma piuttosto sviluppo, crescita. Il primo, leros, è per noi il punto di partenza, il secondo, la carità, il punto di arrivo. Tra i due cè tutto lo spazio per una educazione allamore e una crescita in esso. Prendiamo il caso più comune che è lamore di coppia. Nellamore tra due sposi, allinizio prevarrà leros, lattrattiva, il desiderio reciproco, la conquista dellaltro, e quindi un certo egoismo. Se questo amore non si sforza di arricchirsi, cammin facendo, di una dimensione nuova, fatta di gratuità, di tenerezza reciproca, di capacità di dimenticarsi per laltro e proiettarsi nei figli, tutti sappiamo come andrà a finire.
Il messaggio di Paolo è di grande attualità. Tutto il mondo dello spettacolo e della pubblicità sembra impegnato oggi a inculcare ai giovani che lamore si riduce alleros e leros al sesso. Che la vita è un idillio continuo, in un mondo dove tutto è bello, giovane, sano; dove non cè vecchiaia, malattia, e tutti possono spendere quanto vogliono. Ma questa è una colossale menzogna che genera attese sproporzionate, che, deluse, provocano frustrazione, ribellione contro la famiglia e la società, e aprono spesso la porta al crimine. La parola di Dio ci aiuta a far sì che non si spenga del tutto nella gente il senso critico di fronte a quello che quotidianamente le viene propinato.
(Padre Raniero Cantalamessa)
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Giovanni Paolo II
"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
Messaggio nel centenario della consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù
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Parole di Gesù Divina Misericordia a Santa Faustina Kowalska
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Oggi, benché sia molto stanca, ho deciso di fare l'ora santa. Non ho potuto pregare, non ho potuto nemmeno stare in ginocchio, ma rimasi in preghiera un'ora intera e mi unii in spirito alle anime che adorano Dio in modo perfetto. Verso la fine dell'ora all'improvviso vidi Gesù che mi guardò profondamente e con una dolcezza indicibile e disse: “ La tua preghiera Mi è immensamente gradita”.
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